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Recensione di “Komi Can’t Communicate”: come animare la dolcezza

Mercoledì 13 luglio 2022, su “Netflix”, è uscito l’ultimo episodio della seconda stagione di “Komi Can’t Communicate” (“Komi-san wa, komyushō desu”), anime tratto dall’omonimo manga (2016-in corso) dell’autore giapponese Tomohito Oda, la cui prima stagione è stata trasmessa internazionalmente dal 22 ottobre 2021 al 6 gennaio 2022.

Ambedue sono disponibili integralmente proprio su Netflix (la prima doppiata in italiano, la seconda sottotitolata); inoltre l’uscita di una terza stagione è prevista per quest’autunno. Tale serie parla di Komi Shouko, una ragazza che frequenta l’istituto privato “Itan High”, dove è estremamente popolare, tra i suoi compagni, a causa della propria bellezza e del suo atteggiamento, in apparenza, snob e distaccato.

In realtà Komi soffre di un disturbo della comunicazione tale da impedirle di parlare dinanzi ad altre persone e, quindi, di poter stringere amicizia con chiunque. L’unico a capire il suo problema è il suo compagno di banco, Tadano Hitohito, che di conseguenza si ripromette di aiutarla. Il ragazzo, dunque, decide di realizzare il sogno di Komi: farsi cento amici. L’anime, composto finora di ventiquattro episodi divisi come detto in due stagioni, è davvero molto dolce e toccante, ma al tempo stesso tanto divertente. Infatti, anche grazie alla presenza di una miriade di personaggi ben caratterizzati ed esilaranti, ogni puntata offre diverse gag umoristiche, che nascono per lo più da fraintendimenti ed equivoci.

Effettivamente la natura comica della serie si basa sulle apparenze che traggono in inganno: se si bada solo al loro aspetto, difatti, i personaggi richiamano i classici stereotipi degli anime liceali (la ragazza popolare, il teppista, lo studente modello, ecc…) e, di conseguenza, vengono scambiati come tali da chiunque li incontra. Invece ogni personaggio possiede una natura ben diversa dall’apparenza e questo provoca una serie di divertenti equivoci. Un esempio su tutti è quello della protagonista, Komi. Questa, come detto, visti il suo silenzio e fare distaccato, viene presa dai suoi compagni per una che li guarda dall’alto in basso e che, fissandoli, giudica con altezzosità ogni loro azione.

Ciò dunque porta tutti coloro che si imbattono nella nostra protagonista ad agire in modo tale da impressionarla e fare colpo su di lei per venir accettati, compiendo gesti disperatamente buffi. Quando in realtà Komi è una ragazza dolce e timida che farebbe di tutto per poter fare amicizia con gli altri, e se li fissa è solo perché viene letteralmente paralizzata dall’ansia, non riuscendo a parlarli e rimanendo con lo sguardo fermo su di loro. Tuttavia, l’anime si incentra soprattutto sui tantissimi momenti toccanti e teneri, che vedono la nostra protagonista cercare, tra mille difficoltà, di aprirsi con gli altri. Il rapporto più dolce e profondo è sicuramente quello fra Komi e il compagno Tadano, il quale, grazie alla sua spiccatissima empatia, è l’unico ad intuire il forte malessere della ragazza e a fare di tutto per farla sentire a proprio agio.

Però il vero forte di questa serie sono i personaggi, la cui caratterizzazione è a dir poco perfetta: tutti loro, infatti, sono costruiti benissimo con i propri pregi, difetti, desideri, insicurezze e paure, che li rendono unici e anche parecchio realistici. Un’altra qualità dell’anime sono senza dubbio le musiche. Infatti sia le sigle di entrambe le stagioni che la colonna sonora incantano lo spettatore, infondendogli serenità ed appagamento. In conclusione “Komi Can’t Communicate” è davvero una serie ben fatta, godibile e deliziosa, capace di trasmettere al pubblico tante e differenti emozioni.

Cesare Vicoli

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