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L’affetto del cane e il suo ruolo nel progresso della scienza, omaggio al “cucciolo” Kimi

La ricerca scientifica sul cervello del cane e degli altri animali ha contribuito sia alla comprensione del cervello e della mente umana che al progresso della scienza e della medicina. Il cane poi si distingue per il suo grande, impareggiabile affetto che manifesta nei confronti del suo padrone. Una esemplare testimonianza ci proviene dalla letture delle belle e commoventi pagine  scritte dal professor Guido Brunetti nel suo nuovo lavoro, che s’intitola “Il cucciolo Kimi. Cervello umano e cervello animale” (pag.90, s.p.).

E’ una raccolta di testi dell’autore tratti dai suoi libri, riviste e giornali dedicati a questa splendida creatura e alle ricerche delle neuroscienze  effettuate sulla base degli esperimenti compiuti sui cani e sugli altri animali.

L’omaggio al suo cucciolo è anche un omaggio esteso a tutti i cani che hanno concorso a promuovere il benessere dell’umanità.

Il grande poeta latino Virgilio definiva le api “parvi Quirites” :  piccoli cittadini, come quelli- i cani- che da sempre abitano le case degli esseri umani, inondandole di un calore affettivo impareggiabile.

Nelle pagine, traspare in maniera palese i sentimenti di profonda emozione e sofferenza dell’autore e dei suoi familiari per la scomparsa del “cucciolo”  dopo quattordici anni.

“E’ stata una presenza benefica- afferma Brunetti- sia sul piano scientifico che affettivo. Sul primo, ha fornito alla mia osservazione di studioso un’abbondante messe di nuove conoscenze sul funzionamento del cervello e sugli stati mentali soggettivi del cane, come coscienza, emozioni, sentimenti, teoria della mente. Sul piano affettivo, il suo stile gioioso, mite e amorevole ha reso più umano e più ricco  il senso della nostra esistenza,  procurando effetti biopsichici giovevoli. Ci ha donato un’atmosfera di serenità e tranquillità dell’animo, quello status che i greci e il filosofo Seneca chiamavano euthymia”.

“Si tratta di un forte legame affettivo capace di generare nel cervello del cane e del padrone un’impennata di ossitocina e di altri oppioidi, che sono le sostanze del benessere, osservazione confermata da un’ équipe di ricercatori giapponesi. Questi straordinari risultati aprono nuove visioni nell’impiego dei cani nella terapia di soggetti affetti da disturbi vari”.

“Chi fa del bene- conclude il prof Brunetti – può dimenticare. Ma chi riceve il bene, come l’ abbiamo ricevuto noi, mia moglie Anita e mio figlio Valentino, ha il dovere di ricordare, e di esprimere profondi sentimenti di gratitudine e di affetto al caro, indimenticabile “cucciolo” Kimi. Che è stato quel che “c’è di meglio nell’uomo”, come scrisse del suo cane anche lo scienziato G.Buffon”.

Anna Gabriele

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