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La scienza in aiuto della politica, il dibattito sulla corsa al Quirinale: intervista al professor Guido Brunetti

Si infiamma il dibattito sull’elezione del presidente della Repubblica nell’opinione pubblica,  nel Palazzo e sulla stampa. E’ un evento importante perché andrà ad incidere sulla vita degli italiani e sulle scelte che il Paese è chiamato a operare. Lo stato di confusione che si percepisce è molto alto. C’è un generale disorientamento. Abbiamo chiesto al professor Guido Brunetti di chiarire e approfondire lo stato di salute della politica, dei partiti e dei politici, e di precisare l’importanza che il ruolo delle neuroscienze riveste in materia.

Prof. Brunetti, perché c’è l’esigenza che la scienza vada in soccorso della politica?

“Perché la politica è espressione del comportamento umano e quindi del cervello e della mente. Le decisioni dei politici sono destinate a influenzare, se non a sconvolgere la vita e i  comportamenti della gente. I loro errori ricadono sui cittadini, errori che tendono pericolosamente ad accrescere a causa di eventuali disturbi emotivi e patologie mentali e fisiche. Sono infatti numerosi i casi segnalati dagli studi. Di qui, l’esigenza di una visione neuroscientifica ed etica, secondo cui bisognerebbe conoscere il funzionamento cerebrale dei politici. A questi fini, il contributo della scienza potrebbe essere di grande aiuto, evitando quelle ‘malattie del potere’ che preoccupano i cittadini.  Le nuove neuroscienze dispongono di strumenti sofisticati per conoscere il funzionamento cerebrale, i tratti caratteriali e personali dei leader politici.  Anche i politici, come tutti, possono sbagliare”.

Quali, le cause?

“La loro unicità consiste spesso nella ricerca ossessiva e patologica di posizioni di potere. La brama di potere ha numerose motivazioni consce e inconsce. Come ogni altra persona, il politico è potenzialmente soggetto a una grande varietà di disturbi, mentali o fisici. L’accentuazione del potere ha molteplici cause, quali una reazione compensatoria alla scarsa stima di sé; la presenza  di un superego esigente; problemi emotivi ed affettivi; antichi conflitti con le figure parentali; carenza o deprivazioni affettive; traumi infantili; senso di inferiorità; problemi di ansia e depressione; fantasie o deliri di onnipotenza; immaturità emotiva; impulsi distruttivi e aggressivi; difesa da angoscia o insicurezza interiore, narcisismi personali. Questa vasta sintomatologia può corrodere le facoltà decisionali e recare quindi danno ai cittadini e alla società. D’accordo con altri autori, riteniamo che una nazione debba adottare un meccanismo democratico di ‘controllo e di equilibrio’ che non dia spazio a un potere privo di regole e arbitrario, chiunque sia a esercitarlo”.

La politica, i partiti, i politici. Quale immagine danno?

“C’ è una cosa su cui la gente e gli studiosi sono d’accordo: c’è crisi del sistema. E’ stato il presidente della Repubblica, Cossiga, uno dei primi a rilevare la degenerazione della crisi delle istituzioni, il declino e lo sgretolamento dei partiti e i vuoti della politica caratterizzata da una involuzione che appare schizofrenica. La politica da tempo ha ‘condannato’ il Paese alla decadenza (Panebianco). Un sequel di ‘The last duel’, un insieme di piccole mischie personali. Oggi, i partiti non ci sono più o sono simulacri di quelli di un tempo. C’è una crescente ostilità, rabbia e disaffezione per la politica e i politici. C’è un vuoto etico”.

Una situazione in grande affanno..

“E’ il tracollo di una politica dominata da tribù e dall’azione di cacicchi locali, incapace di esprimere una classe dirigente di elevato spessore  intellettuale, preparata e autorevole. Tanti illustri sconosciuti, reduci e riciclati. Una gestione a volte dilettantesca dei problemi. Una mediocrazia perversa, una profonda crisi di leader carismatici, politici senza prestigio tra i più odiati di tutta la storia. Sono i dilettanti assoluti già analizzati da Max Weber. Schiere di persone incompetenti, immature: fanno venire i brividi. I politici hanno un eloquio rudimentale, vuoto, tedioso, ripetitivo, privo di idee, piani, tensione morale e intellettuale. Mancano visioni alte. Il crollo della partecipazione elettorale è il sintomo  degli effetti malsani di una condizione patologica. C’è un accordo generale: l’incompetenza dei politici”.

Oggi, sembra che prevalga l’elogio dell’incompetenza e dell’ignoranza.

Illogicità, incompetenza e inettitudine sono le ‘doti’ che certa politica ha portato nella società. Eccellono i mediocri, individui impreparati e vengono penalizzati i migliori. La cultura? Un disvalore. L’ignoranza? Una virtù. E’ l’elogio dell’ignoranza. Tutto all’insegna del dilettantismo. Non c’è differenza, concordiamo con il grande giurista Cassese, tra il sapiente e l’ignorante. In queste condizioni, non sai nemmeno con chi parlare di cultura e di scienza. Ti trovi a confrontarti anche se di lontano con certi tipi che pensi: è umiliante ragionarci. Si chiudono subito in difesa per il timore di non essere adeguati. E’ palese il senso di inferiorità, che  si trasforma subito in un complesso di  superiorità, ostentando cultura e competenza. Si considerano tutti esperti, tutti scienziati. In realtà odiano la cultura e gli uomini di cultura e di scienza, che gli procurano ansia e invidia viscerale, veri attacchi biliari, rivelando, come  ha sostenuto Nietzsche, un animo basso e grossolano”.

La politica non ama la cultura.

“Essa ignora la cultura e la scienza.  Individui con una certa supponenza e arroganza, senza qualità, per usare un’espressione dello scrittore Musil. E se ne occupa  solo quando può essere strumentalizzata per fini personali, narcisistici ed elettorali. Porta voti? Interessa. Non porta voti? Non interessa. Il principio è ottenere il massimo successo e il massimo guadagno personale, quindi il potere”.

C’è un rapporto tra politica e tv?

“La politica è soprattutto quella che si celebra in tv, nei talk show. Non c’è talk show senza trash. Un processo che ha fatto presto a degenerare in oscurantismo culturale, impoverimento morale, smarrimento di principi e valori consolidati. Sulla rete ha successo tutto ciò che è irrazionale, delirante, cianciare. Ogni giorno, ha dichiarato il noto filosofo Cacciari, la classe politica appare sempre più ignorante. Il discredito e il degrado della politica non potrebbero essere maggiori. Sembra un processo irreversibile. Non c’è spazio per il ragionamento. E’ in questo modo che si creano personaggi, politici, star”.

Qual è il suo concetto di politica?

La politica per noi è la dottrina della morale e del diritto, al fine di conseguire il maggior benessere possibile per la persona umana e la società. E’ avere il possesso di un insieme di qualità e valori. Ultimamente le nuove neuroscienze ci permettono di individuare i meccanismi del cervello, i sistemi neurali e i principi che governano la mente e i comportamenti degli uomini politici. I quali quasi sempre vengono nominati secondo appartenenze a gruppi di potere, a caso oppure su base emozionale. Assumereste i farmaci senza esperimenti clinici? No. E’ assurdo. Perché allora tollerare che lo si faccia in politica?”.

Che cosa occorre?

Privilegiare la dimensione etica della politica. L’amministrazione degli affari politici, sociali ed economici richiede accertate caratteristiche intellettuali, temperamentali e morali, e grande sensibilità umana, attitudini che sono assenti in coloro che cercano il potere. Queste qualità sono necessarie per realizzare non solo i bisogni della persona e della società, ma anche il progresso della civiltà”.

Ci può indicare l’identikit del leader politico ?

Innanzitutto, persone che per capacità siano in grado di rappresentare un personale diverso da tanti nani, ballerine e capataz che sono presenti in tante stanze del potere. Fra tutte le qualità, spicca il carisma, quel carattere ineffabile e misterioso dell’emergere di un capo. Il termine  indica il possesso di capacità straordinarie ed eccezionali insieme con l’abilità nel motivare grandi quantità di persone e promuovere cambiamenti nei comportamenti umani. Ciò comporta la dotazione di maturità emotiva e mentale, equilibrio, empatia e capacità di analisi, giudizio e sintesi. Il vero uomo politico è colui che sa modulare il suo stile mentale ed emozionale in base ad ogni situazione. Ogni contesto infatti presenta un carattere differente. Egli deve perciò possedere più stili di leadership per adattarli alle diverse  situazioni. Leadership? Se non c’è, uno non se la può dare. Il politico? C’è chi ha qualità innate; c’è chi ha bisogno di crescere per affermarsi; c’è chi non ha qualità e non ci riuscirà mai”.

Professor Brunetti, quale futuro ci aspetta?

Le nostre esistenze in questi due anni sono state sconvolte, subendo profondi cambiamenti mentali, emotivi, esistenziali e sociali. La prevista crescita economica rischia di apparire fragile se non è sostenuta da un pensiero forte capace di innervare soprattutto moralmente la società. E’ fondamentale la nascita di una nuova arte di governo al centro e in periferia con il supporto di persone, uomini e donne, dotate di carisma e con un elevato spessore intellettivo, culturale e morale. Noi- conclude il professor Guido Brunetti- non possiamo accettare un mondo senza speranza. La speranza, per sant’Agostino, è memoria del futuro, potente fattore di mutamento nelle coscienze e nella società”. Guido Brunetti, di origini abruzzesi, vive e lavora a Roma. Ha tenuto lezioni nelle Università di Roma, Lecce e Salerno. Neuroscienziato e scrittore, è autore di numerosi libri e saggi che spaziano nei diversi campi delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi.

Anna Gabriele

 

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