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Pilkington NSG, Laudazi: “L’azienda agonizza nel disinteresse dei sindacati e della politica”

La acquisizione delle negative  risultanze scaturite nel recente incontro tenutosi tra le organizzazioni sindacali e la RSU della Pilkington-Nsg con i rappresentanti aziendali  , in questo difficile momento economico dello Stabilimento di San Salvo  ,  ci induce ad alcune considerazioni di commento,  su un tema  che rischia di divenire sempre più scottante e pericoloso per il futuro dell’intero Comprensorio del Vastese.

Ci pare che risultino fortemente   penalizzati gli operai   dello stabilimento  che hanno , nel tempo , prima imparato la difficile arte del “fare vetro” e poi  perfezionato le loro esperienze “sul campo” , fino a raggiungere elevati livelli di efficienza tecnologica e di capacità operative  , esportabili ed esportate in tutto il mondo.

Il nostro  gioiello e gli enormi investimenti pubblici sostenuti negli anni sono stati ,però,  progressivamente dismessi e svalorizzati, con la azienda privatizzata e depositata su un mercato già saturo  , senza tutele e paracadute , addirittura spacchettandola e trasformando alcuni degli impianti satelliti costruiti per il mondo ( Spagna, Polonia, etc) in concorrenti spietati e favoriti sia  dalla posizione centrale rispetto alla ubicazione delle principali case auto , sia dai minori costi  di produzione,  relativi alle spese per il personale ed alla energia.

La tempesta perfetta, annunciata da anni , non è stata  mai valutata correttamente  da una classe politica locale inadeguata e distrattta  e dai Sindacati aziendali, evidentemente non attenti nella  valutazione delle decisioni strategiche  o impegnati a supportare il Management  in altre vicende :  purtroppo centinaia di posti di lavoro sono stati  sostituiti con tante pensioni che reggono ancora la economia del Comprensorio vastese , ma che sono destinate inevitabilmente  a finire.

La verità è che negli ultimi dieci anni , si sono visti pochissimi investimenti in prodotti e tecnologie  e solo un grande spolvero di ammortizzatori sociali e di solidarietà tra operai , per una gestione compassionevole e complice  della preconfigurata  agonia aziendale.

Mai avremmo creduto che si potesse arrivare tanto silenziosamente  in basso.

Un miracolo della operosità abruzzese  è stato, quindi,  svuotato, smontato e , sostanzialmente , chiuso  nel disinteresse generale dei responsabili , ai vari livelli , trasformandolo in  un braccio  – obsoleto ed ingombrante – di un operatore internazionale mondiale, di cui  eravamo risorsa e per cui si rischia di diventare un problema  . Incredibile , ma senza logistica, senza vendite e senza sviluppo, le aziende non vivono.

Sentire oggi , che con  il progetto di riorganizzazione del gruppo , legato alla crisi dei mercati ed alla fase pandemica internazionale, si potrebbe scaricare soprattutto nel vastese , la massima implementazione  di una strategia aziendale , finalizzata “ all’utilizzo efficiente degli ammortizzatori sociali e del ridimensionamento degli organici delle strutture che coinvolgerà tutte le aree dello stabilimento ”,  fa accapponare la pelle .

Pensare che per i Sindacati e per le RSU il problema possa essere gestito , per evitare azioni traumatiche , attraverso il migliore utilizzo della Cassa Integrazione Ordinaria o Straordinaria  – a Zero Ore –, oppure attivando il Fondo Nuove Competenze (prebende pubbliche  per favorire la formazione) o attraverso i Contratti di Espansione ( che creano un nuovo posto di lavoro ogni tre posti eliminati), ci induce a farci il segno della croce come fossimo davanti ad un funerale.

La soluzione alla crisi  va, invece ,  trovata nei prodotti nuovi, nella ricerca  e negli investimenti  . Non altro.

Il destino industriale, disegnato a tavolino, nel panel aziendale della NSG Group ci lascia indifferenti. Lasciare a San Salvo solo le produzioni a maggior valore aggiunto , indipendentemente dai volumi e dal dimensionamento aziendale , ulteriormente da comprimere ,anche  a seguito del mancato revamping di un forno float  – cuore della impresa  –  e della possibile chiusura di uno dei due soli forni ancora in esercizio  riteniamo che sia da evitare. .Noi non vogliamo morire di sfinimento ed i lavoratori nemmeno . I Sindacati affermino questa verità con forza  e agiscano con rapidità , manifestando un chiaro dissenso a chi effettivamente decide il futuro degli stabilimenti NSG in Europa , scavalcando la direzione aziendale, che appare – allo stato e purtroppo – priva di qualsiasi potere diverso da quello di liquidare l’impianto.

Per Pilkington-Nsg  bisognerà  trattare con il governo italiano , difendendo a tutti i costi i posti di lavoro – che rischiano di scomparire per sempre –  e con la proprietà giapponese – sempre attenta alle esigenze dei territori dove opera –  tratteggiando quali siano le necessità  economiche  e morali da supportare , per superare la crisi  contingente e per rilanciare  , anche diversificando prodotti e settore , la unità produttiva di Piane Sant’Angelo . La politica ed i rappresentanti del nostro  territorio nelle Istituzioni ( Sindaci, Consiglieri Regionali, Deputati e Senatori da sempre questuanti davanti ai cancelli dello stabilimento prima delle elezioni   ) , scendano effettivamente  in campo o nascondano i  loro volti.

Il Nuovo Faro di Vasto  –  Edmondo Laudazi    

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