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Amici di  lunga durata abitavano a cento metri di distanza, non lo sapevano

Rolando De Filippis, salvanese eclettico, abitava in Via Ripalta. Aveva una forte  passione  per la musica lirica, al punto  da saper  eseguire perfettamente  con il fischio, le arie  dei brani  più famosi. Ogni  momento della giornata era buono per  fischiettare. Si  tratteneva solo davanti ad un piatto  colmo di  porchetta farcita. Gli amici  riconoscevano il  suo fischio polifonico, perfino in  una piazza gremita di gente.

Aveva un lavoro discontinuo, non stabile, che  lo faceva stare  nervoso e più preoccupato che mai. Una mattina  si alzò prima dell’alba, controllò il suo  passaporto,  riempì  in  un attimo una borsa mastodontica  e  s’infilò  nell’autobus diretto  alla stazione ferroviaria  di San Salvo,  dove acquistò  un  biglietto  del  treno per  Stoccarda.

Per la fretta non riuscì a salutare i suoi amici inseparabili, ossia  Tonino Pacchioli,  Giuseppe Del Casale,  Lido Ialacci, Paolo De Luca, Mario Ialacci e Provino Ialacci.  Una volta arrivato a destinazione,  trovo’  una stanza in affitto   in una  zona molto tranquilla,  alla periferia di Stoccarda.  Per il lavoro, invece, dovette aspettare molto. Degli amici,  non seppe più nulla. Perse così,  ogni contatto telefonico. E più  tempo passava, più  gli aumentava  il desiderio di rivederli.  Si scatenò ad inviare  lettere, ma non riceveva mai risposta.  Gli ci volle molto tempo per capire che tutto era finito.

Una sera poco prima del tramonto,  invece di  rientrare, come faceva quasi sempre,  continuò a camminare, fischiando a pieni polmoni. Stava per  passare  davanti  ad un fabbricato rurale,  da dove  usciva un  odore di  patate  e peperoni fritti,  un rumore di piatti e  di pentole. Si  fermò all’istante e sentì una voce possente: “Stàtive zett, so ‘ndàse  fore,  nu cìffule, za’ resummeije a lu cìffule de Rolànd  piccingiàll”.  All’improvviso  uscì  correndo, Tonino Pacchioli, suo amico inseparabile,  il quale  gridò : Rolà  si tti,  ti so recuniscìhute  da lu cìffule”  e corse ad abbracciarlo.

Subito dopo uscirono tutti gli altri: Giuseppe,  Lido,  Paolo, Mario e Provino,  increduli di trovarsi di fronte  un amico, un paesano in una terra straniera. Mai l’avrebbero immaginato. Si  strinsero fraternamente, mentre le lacrime scendevano a fiotti. Cantarono  e  scherzarono fino all’alba del nuovo  giorno. Abitavano da parecchi anni ad un centinaio di metri di distanza,  ma non si erano mai incontrati. Il sogno di  Rolando  e dei suoi amici di rivedersi, si avverò.

Michele Molino

 

 

 

 

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