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“Giornata della Memoria”, una data per imprimere nella mente di tutti gli orrori di cui l’umanità si è macchiata in passato

Qualche giorno fa è stata celebrata la  “Giornata della Memoria” per ricordare la “Shoah” (in ebraico “distruzione”), ovvero l’Olocausto del popolo ebraico per mano di Adolph Hitler. Questa ricorrenza è fondamentale per imprimere nella mente di tutti noi gli orrori di cui l’umanità si è macchiata in passato, nella speranza di non commettere più tali atrocità.

Non esiste però solo il 27 gennaio, giorno in cui nell’anno 1945 le truppe sovietiche entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz rivelando al mondo intero gli orrori nazisti. Spesso infatti ci si dimentica che quello ai danni degli ebrei non è stato l’unico genocidio della Storia umana, purtroppo ce ne sono stati moltissimi altri, specialmente durante il secolo scorso, di cui poco si parla. Armeni, Greci del Ponto (regione settentrionale dell’odierna Turchia), Bosniaci, Tutsi (gruppo etnico dello stato africano del Ruanda) ed innumerevoli altri popoli sono stati vittima di violenze e massacri indicibili, ma delle loro vicende si conosce poco o nulla: come mai?

Forse perché la maggior parte di essi è avvenuta in luoghi lontani e, di conseguenza, non ci hanno riguardato da vicino come la Shoah. Qui di seguito verranno, brevemente, raccontate alcune di queste terribili tragedie. Costantinopoli (odierna Istanbul, in Turchia), notte fra il 23 ed il 24 aprile 1915, le forze dell’ordine ottomane iniziarono ad eseguire i primi arresti tra l’élite armena della città; l’operazione continuò l’indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento, furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Successivamente cominciarono le cosiddette “marce della Morte” che coinvolsero più di un milione di persone, provenienti da ogni strato sociale, organizzate e dirette dallo Stato maggiore dell’esercito turco, sotto il comando del generale tedesco Friedrich Bronsart von Schellendorf. Perché un tedesco era a capo delle armate ottomane?

La Germania e la Turchia nel corso della Prima guerra mondiale, allora in atto, erano alleate e, assieme all’Austria-Ungheria, formavano la coalizione degli “Imperi Centrali” contrapposta all’ “Intesa” (Russia, Francia, Regno Unito ed Italia). Ma quali furono le ragioni di tale eccidio? L’ipotesi più accreditata è che il governo dell’Impero, sotto l’egida del movimento nazionalista dei “Giovani turchi”, ritenesse opportuno sbarazzarsi della numerosissima e ben organizzata comunità armena temendo la possibilità che quest’ultima si potesse alleare con i russi e scatenare così una rivolta interna.

Bisogna inoltre aggiungere a questa ragione “strategico-militare” anche un movente di stampo ideologico-politico: infatti la componente nazionalistica, onnipresente in Europa e in gran parte del Globo nella prima metà del Novecento, giocò un ruolo importante in questa ed altre vicende.

Infatti, tra il 1914 e il 1923, i Turchi compirono altri indicibili massacri a danno di diverse etnie, come i suddetti greci del Ponto e gli assiri (popolo semitico originario degli attuali Siria, Iran ed Iraq), solo per annichilire la loro presenza e “purificare” il loro Impero dalle genti non-turche al fine di assicurarsi il predominio incontrastato. Benché la “Shoah” armena sia ritenuta storicamente accertata (anche dal ritrovamento di diari e scritti sia dei carnefici che delle vittime), interessi di varia natura, perlopiù politica, tendono a non riconoscere tale eccidio.

Fu così che soltanto cinquant’anni dopo, nel 1965, l’Uruguay la riconobbe ufficialmente. Successivamente fu riconosciuta da altri 28 Paesi. Salta subito agli occhi l’assenza di stati come il Regno Unito, l’Australia, la Spagna e, naturalmente, la Turchia che nega fortemente ogni sua responsabilità e mette persino in dubbio la veridicità dei suddetti fatti storici. L’altra “Shoah” che non va assolutamente dimenticata è quella a danno dei Tutsi del Ruanda.

Tutto iniziò nell’aprile del 1994, quando il gruppo etnico degli Hutu (l’80% della popolazione ruandese), che all’epoca governava il paese, cominciò un sistematico massacro dei Tutsi per vendicare la morte del loro leader e dittatore Juvenal Habyarimana avvenuta proprio  seguito di un attentato di matrice tutsi.

L’eccidio fu organizzato nei minimi particolari, tanto che in ogni quartiere di ogni singola città erano presenti le milizie governative pronte a trucidare uomini, donne e bambini. L’esecuzione di massa, perfettamente organizzata,  fa supporre che in realtà il genocidio fosse stato preparato in precedenza e che l’assassinio di Habyarimana fosse solo il pretesto per dare il via ad uno sterminio, già pianificato. I massacri durarono 100 giorni e furono eseguiti per la maggior parte a colpi di machete, quasi per avere più soddisfazione nell’uccidere.

Come sempre il numero delle vittime non è precisato: si va da 500 mila ad un milione di morti (fra cui anche molti Hutu moderati che si opponevano al regime e alla strage); per avere un’idea del massacro, basti pensare che in un giorno furono uccise 8000 persone, ovvero 333 all’ora, ben 5 al minuto. L’odio tra le due etnie affondava le proprie radici sin dai tempi della colonizzazione belga quando i dominatori distinsero Tutsi e Hutu in base a parametri razziali ritenendo i primi superiori ai secondi dati i loro tratti somatici più “occidentali”.

L’ultima “Shoah” di cui vogliamo parlare riguarda quella bosniaca. Era il luglio del 1995, mentre nell’ormai ex Jugoslavia imperversava da tre anni una delle più feroci guerre della Storia, nella città di Srebrenica (nell’odierna Bosnia ed Erzegovina) e nei suoi dintorni furono uccisi più di 8000 mussulmani bosniaci, perlopiù ragazzi e uomini. La strage fu perpetrata da unità dell’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, guidate dal generale Ratko Mladić, in quella che al momento era stata dichiarata dall’ONU come zona protetta e che si trovava sotto la tutela di un contingente olandese. Quest’ultimo, in seguito, fu ritenuto corresponsabile dell’accaduto, per aver omesso di intervenire in difesa dei civili.

Per questo motivo tale episodio fu definito “la vergogna dell’Europa”. Perché le forze dell’ONU non intervennero? Alcuni vociferarono che fosse perché le vittime erano mussulmane, ma la verità probabilmente non verrà mai a galla. Così  Armeni, Greci del Ponto, Tutsi e Bosniaci, insieme ad altri popoli vittime di massacri, costituiscono altre Shoah che noi abbiamo qui voluto ricordare evidenziando che il “Giorno della Memoria” è rivolto implicitamente a tutte le etnie che, per motivi razziali e di suprematismo, sono state oggetto di infami ed inenarrabili orrori purtroppo ancora in atto in diverse parti del mondo.

Cesare Vicoli

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