Una enorme chiazza d’olio e un forte odore di nafta. Ha fatto temere il peggio lo sversamento di una sostanza oleosa nel porto di Punta Penna, sulle cui cause sono in corso accertamenti da parte dell’ufficio circondariale marittimo. Per fortuna il fenomeno, che si è verificato lo scorso 23 dicembre, è rimasto circoscritto in ambito portuale e gli interventi effettuati sono riusciti a rimuovere la sostanza oleosa presente sulla superficie dell’acqua. Il forte vento di libeccio di ieri ha fatto il resto.
“Sono state messe subito in atto azioni di contenimento e di bonifica effettuate dal personale del circolo nautico con l’ausilio di fogli assorbenti”, spiega Francesca Perfido, comandante dell’ufficio circondariale marittimo di Vasto, “è stato effettuato anche un campionamento per accertare la consistenza del prodotto finito in mare. Siamo in attesa dei risultati delle analisi da parte dell’Arta”.
L’episodio, benché circoscritto, ha fatto suonare di nuovo l’allarme fra gli ambientalisti locali, che da anni richiamano l’attenzione sulla difficile convivenza tra il porto, la zona industriale e la riserva di Punta Aderci.
“La presenza di materiale oleoso mette in evidenza che quello è un luogo da attenzionare continuamente”, sostiene Nicholas Tomeo, referente del Forum civico ecologista, “non possiamo infatti dimenticare che proprio accanto al porto vi sono una riserva naturale regionale e un Sito Natura 2000 specificamente tutelato da norme nazionali ed europee. Quanto accaduto, inoltre, fa riflettere su alcuni progetti in itinere, quale quello della Ecofox srl, che prevede la realizzazione di un sealine e un campo boe per il trasferimento da navi ormeggiate al largo fino allo stabilimento, di oli vegetali e derivati per la produzione di biodiesel, materiale altamente inquinante che, in caso di perdita esporrebbe a costante pericolo uno dei tratti costieri adriatici più importanti. Il Comune chiarisca quale indirizzo vuole dare a Punta Penna”, conclude Tomeo, “ovvero se promuovere politiche di tutela o di valorizzazione ambientale o di sviluppo industriale. Le due direzioni non possono convivere”.
Anna Bonbtempo (Il Centro)