Chiesta dalla Procura l’archiviazione per tutti gli indagati per la morte di Lorenzo Di Nardo, il 67enne di Fresagrandinaria deceduto dopo una operazione di ernia al San Pio di Vasto. Ora tocca al gup Fabrizio Pasquale decidere se accoglierà o meno il ricorso presentato dall’avvocato Enrico Valentini che rappresenta la parte civile.
La morte di Di Nardo non venne accettata dai familiari e la Procura aprì un fascicolo in cui vennero indagati tredici medici. In base alle conclusioni della perizia di parte, dall’esame non sarebbe emerso nulla di riconducibile a una conseguenza letale. Gli esami istologici non accusano i medici indagati.
Ma l’avvocato Valentini non è dello stesso avviso.” I familiari di Di Nardo sono indignati più che sorpresi dalla risposta al quesito peritale”, si legge nel ricorso all’archiviazione. Le parti offese hanno conferito l’incarico di una perizia di parte al dottor Sandro Leonardi il quale è arrivato a conclusioni opposte, evidenziando una sostanziale responsabilità almeno di alcuni tra gli indagati. Quantomeno dal punto di vista della negligenza e della imprudenza.
Toccherà ora martedì al gup Pasquale decidere in merito.
IL FATTO. L’operazione effettuata da Lorenzo Di Nardo sarebbe dovuto essere un intervento di routine. L’operazione sembrava perfettamente riuscita, ma tre ore dopo il 67enne, ricoverato in day surgery, era a casa. Dopo qualche ora i primi problemi con la ricomparsa di dolori tant’è che fu necessario un nuovo ricovero. Ma fu tutto inutile. L’uomo morì e l’autopsia stabilì che a provocare la morte fu la perforazione della parete posteriore del colon che determinò un’infezione che fu difficile da diagnosticare perché erano assenti i segnali clinici specifici dell’infezione: febbre e leucocitosi che avrebbero potuto allarmare i medici.
Paola Calvano
