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Fina e Paolucci su referendum: “Marsilio chieda scusa agli abruzzesi”. Marcozzi: “Siamo davanti al trionfo del pressapochismo e dell’incapacità istituzionale”

“L’Abruzzo è rimasto inutilmente al palo  per un referendum evidentemente inammissibile, la cui proposta ha bloccato i lavori del Consiglio Regionale per settimane e cambiato l’ordine delle priorità della nostra regione, che non sono i sì ai diktat politici degli alleati romani e padani – così il segretario PD Michele Fina e il capogruppo PD in Consiglio Regionale Silvio Paolucci – Marsilio deve delle scuse agli abruzzesi sui quali si prepara a far pesare anche le spese legali di una posizione politica di parte, che serve solo a Salvini e in evidente  contrasto con la Carta costituzionale. L’unico risultato di quella vicenda è stato l’avvicendamento al vertice della Lega tra Bellachioma e D’Eramo, dopo che i leghisti avevano perso la battaglia politica con le opposizioni.

Il centrosinistra unito ha fatto muro contro la proposta e ha fatto bene, abbiamo denunciato più e più volte che non si può continuare a governare contro le leggi di questo Paese e contro la Carta Costituzionale. Per discutere la proposta referendaria, inserita di gran fretta nell’ordine del giorno del Consiglio Regionale perché fosse fra le prime cinque assemblee regionali ad aprirgli la strada, questo centrodestra ha beffato ancora una volta gli studenti che ha lasciato a piedi in questi mesi, i pazienti che hanno diritto a una sanità di qualità, i settori primari della nostra economia, fermi ormai da un anno perché privi di risorse e programmazione. Una fretta che è stata inutile, perché l’Abruzzo è arrivato molto dopo, ma soprattutto perché il pronunciamento della Consulta oggi è stata l’ennesima conferma: governare la regione non significa prestarsi a chi sta cercando di o colonizzarla, senza farla crescere, o utilizzare le istituzioni pensando solo agli interessi del potente di turno  e alle campagne elettorali che verranno”.

Sulla vicenda è intervenuta anche il Capogruppo M5S in Regione Abruzzo Sara Marcozzi.

“La pronuncia della Consulta conferma quanto avevamo ampiamente pronosticato: il quesito referendario proposto dalla Lega per modificare la legge elettorale nazionale è irricevibile e viene definito ‘eccessivamente manipolativo’. Ciò significa che i rappresentanti leghisti di otto consigli regionali, tra cui anche quello dell’Abruzzo, non solo hanno piegato le istituzioni in nome della propaganda di Salvini, ma lo hanno anche fatto senza essere in grado di scrivere un documento accettabile. Siamo davanti al trionfo del pressapochismo e dell’incapacità istituzionale”.

“Abbiamo ripetuto per giorni, sia in Commissione che in Consiglio regionale – prosegue Marcozzi – che quanto proposto dai leghisti, cioè l’abrogazione della parte proporzionale della legge elettorale nazionale, fosse irricevibile. I Consiglieri regionali della Lega, in particolar modo i delegati del Consiglio per la presentazione del quesito referendario Montepara e Angelosante, non sono mai stati in grado di fornire risposte concrete, basate su sentenze o precedenti giuridici, alle nostre domande, evidenziando un profondo imbarazzo per l’intera durata della discussione. Evidentemente si sono trovati costretti a obbedire ai diktat arrivati da Roma e da Pontida, difendendo l’indifendibile”.

“Ora che è arrivata la pronuncia ed è stata ufficializzata l’inammissibilità del quesito – sottolinea Marcozzi – invito gli esponenti della Lega ad assumersi le proprie responsabilità, mettendo da parte la propaganda ed evitando di trovare nemici o di additare la Corte Costituzionale di colpe che, evidentemente, non ha. Non siamo di fronte a nessun tipo di complotto, ma a un pronunciamento, basato sulla nostra Carta Costituzionale, che deve essere rispettato. Le uniche persone che devono rispondere agli italiani e agli abruzzesi del loro comportamento irresponsabile, sono gli stessi esponenti politici della Lega che hanno prima scritto e poi difeso un testo palesemente sbagliato, causando gravi danni economici alle casse anche della nostra Regione, costretta a perdere giorni di lavoro per affrontare la questione. Ricordo alla maggioranza di centrodestra che gli abruzzesi chiedono alla Giunta non di intervenire sulla legge elettorale nazionale, ma sulla sanità, sul trasporto pubblico, sul lavoro, su una visione di sviluppo economico per i prossimi decenni del nostro territorio”.

“Tutte cose – conclude Marcozzi – che, in questo fallimentare primo anno di governo regionale targato Marsilio, non si sono viste”.

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