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Omicidio Paganelli, in carcere da innocente: l’imprenditore Gelu ora sarà risarcito

Era stato arrestato con la gravissima accusa di omicidio volontario, ma si trattò di ingiusta detenzione. Ha diritto al risarcimento dei danni Chelmus Gelu, piccolo imprenditore romeno che nel 2012 finì in carcere per quattro giorni da innocente,  in seguito alle dichiarazioni rese nell’imminenza dei fatti da colui che si rivelò in seguito l’autore dell’assassinio di Albina Paganelli, cioè Vito Pagano.

Il giudice monocratico, Fabrizio Pasquale ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Cristiano Bertoncini, legale di fiducia di Chelmus e ha condannato Pagano – che sta scontando in carcere la pena di 17 anni e sei mesi – al pagamento della somma di 10.604 euro, oltre agli interessi legali, a titolo di risarcimento dei danni subiti in conseguenza del reato di calunnia.  L’imprenditore romeno aveva chiesto 25mila euro.

La sentenza del giudice riaccende i riflettori sull’omicidio di Albina Paganelli, la pensionata uccisa con 18 coltellate, nella sua casa di via Fedro a San Salvo. Un fatto di sangue avvenuto il 14 agosto 2012 che scosse la cittadina del basso Abruzzo. Sulla scorta delle dichiarazioni rese da Pagano subito dopo il delitto, la Procura dispose il fermo di Chelmus per il reato di omicidio volontario. Successivamente, in seguito ad una diversa versione dei fatti fornita dallo stesso Pagano, il pubblico ministero dispose la scarcerazione del romeno. Quest’ultimo sporse querela per il reato di calunnia. Ne scaturì un procedimento penale all’esito del quale la Corte d’Assise dell’Aquila riconobbe Pagano colpevole anche del reato di calunnia aggravata, per aver falsamente incolpato Chelmus dell’omicidio della Paganelli, indicandolo come l’esecutore materiale dell’assassinio.

Per il giudice monocratico il romeno ha diritto al risarcimento per la “compromissione dell’immagine  e dell’onore di cui godeva nella comunità di Vasto, dove ha ininterrottamente abitato sin dal 2003. Chelmus è stato descritto come un efferato e spregiudicato criminale, ha sofferto uno stato di detenzione in carcere dal 14 agosto al 17 agosto con la gravissima accusa di omicidio volontario e la notizia del suo fermo ha avuto una notevole eco nella comunità locale dove viveva”, sottolinea il magistrato, “la circostanza della sua successiva carcerazione non ha eliminato del tutto, anche a distanza di tempo, i sospetti dell’opinione pubblica”.

Nella sentenza si fa anche riferimento al “clima ostile che lo ha indotto a trasferirsi in un paesino del Molise e alla perdita di clientela, essendo la sua attività lavorativa di piccolo imprenditore del settore edile localizzata esclusivamente nel territorio vastese”.

(IL CENTRO)

 

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