Vasto sembra tornare indietro a cinquant’anni. La città invecchia e i giovani fuggono in cerca di un futuro migliore e di nuove opportunità. La crisi del lavoro spinge sempre di più i ventenni verso le città del nord o all’estero. Bologna e Milano sono le città che attirano di più. Aumenta l’emorragia di laureati e neo diplomati. I ragazzi fanno le valigie e lasciano la città perché qui non trovano possibilità né di lavorare né di andare avanti nei loro studi.
Come già avvenuto un anno fa, il 70% dei neo diplomati ha preparato la valigia e si prepara a partire.
“E per i laureati è ancora peggio”, dice il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli. “Solo il 10% resta. E’ una emigrazione all’incontrario di quella vissuta 50 anni fa e che non riguarda solo i piccoli paesi ma anche Vasto”.
Un dato shock che fa discutere sia i rappresentanti sindacali, impegnati per l’emergenza crisi, sia i politici del comprensorio: “È inevitabile. I giovani cercano un futuro e opportunità», dice Emilio Di Cola segretario provinciale della Cgil. “La crisi dell’Automotive non offre molte chance ai giovani del territorio. C’è poi il grosso problema del ricambio: si va in pensione sempre più tardi, non c’è un turn over adeguato”.
La crisi industriale è tale che senza una cura adeguata difficilmente si riuscirà a fermare la chiusura delle aziende. Pilkington e Denso, le grandi aziende che per anni sono stati serbatoi occupazionali per tutto il comprensorio, sono in affanno e i futuri investimenti sono a rischio.
Il vastese continua a spopolarsi. A dimostrarlo sono i dati dell’Istat. Il calo demografico ha colpito anche i centri costieri come San Salvo e Casalbordino. All’interno, ci sono paesi come San Giovanni Lipioni che non raggiungono i 200 abitanti e altri come Fraine e Dogliola che superano di poco i 300. Lo spopolamento dei paesi collinari e montani è un’emergenza che ormai non fa più notizia. Il fenomeno si è cronicizzato a tal punto da apparire normale. Nel 1960 il territorio della Diocesi di Trivento contava 110.000 abitanti, oggi ne conta meno di 51.000 in 40 comuni a cavallo tra le regioni Abruzzo e Molise.
“I numeri sono impietosi “, conferma il sindaco di Palmoli.
La spirale di declino e la perdita della qualità della vita risulta un processo ormai difficilmente arrestabile. Le famiglie e i giovani si trasferiscono, l’età media della popolazione è altissima, le attività commerciali e i servizi essenziali si sono drasticamente ridotti. I piccoli Comuni e la Provincia non riescono a garantire i servizi essenziali. In questa situazione, provvedere alla manutenzione ordinaria delle strade diventa un problema impossibile da risolvere. Scuole, presidi sanitari, mezzi pubblici, tutti i servizi fondamentali stanno scomparendo e i giovani fuggono.
Paola Calvano (Il Centro)