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Acqua, c’è l’azione legale collettiva

E’ nato venerdi ma in 3 giorni ha superato i 200 iscritti. Il gruppo “Class Action contro SASI SPA “, cresce di ora in ora. E’ partita su Facebook la mobilitazione dei cittadini contro la mancanza di acqua. Le continue rotture alle condotte idriche negli ultimi giorni hanno lasciato per giorni i cittadini senza acqua a Vasto e San Salvo.

Le famiglie avviano un’azione collettiva per contestare il pagamento del servizio non fornito. Il procedimento è previsto dall’articolo 140 del Codice del consumo. I cittadini sperano che il meccanismo della class action consenta loro di aderire ad un’azione legale collettiva ,sperando nell’appoggio anche di enti e associazioni.

Ovviamente l’ultima parola spetta ad un giudice. Alla class action hanno aderito utenti sia di Vasto che di San Salvo. A San Salvo la situazione è migliorata a Vasto ci sono ancora interi quartieri senz’acqua. Molti turisti sono fuggiti per questo. Il Comune ha mandato le autobotti al quartiere San Paolo ma i cittadini hanno dovuto fare approvvigionamenti da soli con le taniche.

“Siamo tornati al periodo post bellico“, hanno protestato furiosi gli utenti. Le famiglie sono stanche di chiedere aiuto alla politica. I silenzi hanno scatenato la rabbia degli utenti che hanno costituito su Facebook il gruppo ‘Class Action contro la SASI SPA”.

“La gestione deve tornare ai comuni” afferma uno degli iscritti. E ancora.”Questa situazione è diventata insostenibile eppure noi le bollette le paghiamo” il commento di un altro utente. “Perchè dobbiamo pagare se non abbiamo acqua?“, chiedono i cittadini.

Il consigliere regionale Pietro Smargiassi ( M5S) sabato mattina è andato in comune ma non ha trovato referenti con cui discutere. A quel punto ha annunciato una chiamata alla prefettura. Oggi probabilmente la questione sarà discussa anche in Regione.

“Acclarate”, afferma l’opposizione di centrodestra “le condizioni penose delle condotte, il responsabile della Sasi dovrebbe avere la forza di pretendere i soldi per sistemarle . In alternativa vanno trovate altre soluzioni come accadeva qualche anno fa coinvolgendo anche altri enti”.

Paola Calvano (Il Centro)

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