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Licenziato dalla Sevel per spaccio: riassunto dal giudice

Ferragosto sereno per L.A. ,operaio e padre di 4 figli. Licenziato dalla Sevel ad aprile 2017 perchè indagato per spaccio di sostanze stupefacenti, L.A. dovrà essere riassunto. A ordinare all’azienda il reintegro del dipendente è stato il giudice del lavoro di Lanciano competente territorialmente.

Il magistrato ha emesso la sentenza il 2 agosto scorso, ma ieri è arrivata la conferma. La sentenza dispone anche che L.A. debba ricevere tutti gli stipendi arretrati dal giorno del licenziamento. Grande la soddisfazione del difensore dell’operaio, l’avvocato Giuseppe Piserchia. Il legale ha assistito L.A. con il collega Giovanni Tucci.

“Il mio cliente”, dice l’avvocato Piserchia “ha subito un torto e un danno per colpa di equivoci e testimonianze che ora sono venute meno. Finalmente l’operaio potrà tornare a guardare al suo futuro e a quello dei figli con più serenità”.

La vicenda giudiziaria non è ancora ultimata. L.A. aspetta ancora il giudizio penale. “Ma ora è più sereno ed è certo che anche quello sarà per lui favorevole”, dice l’avvocato Piserchia ricordando la vicenda. “Nella primavera del 2017 il mio cliente venne accusato ingiustamente di spaccio. Frasi usate nel corso di colloqui telefonici intercettati furono male interpretate. In più alcune persone testimoniarono contro di lui. L.A. finì ai domiciliari. La notizia venne pubblicata dai giornali. Quando i responsabili della Sevel appresero la vicenda decisero di licenziare immediatamente l’operaio. Il primo ricorso venne respinto. Il secondo invece è stato accolto sulla base del fatto che il presunto reato commesso non sarebbe avvenuto in fabbrica. Anzi non sarebbe avvenuto affatto. Diversi testimoni hanno ritrattato facendo cadere anche le accuse. Il giudice del lavoro ha quindi dichiarato il ricorso “meritevole di accoglimento , essendo emersa dall’esame del materiale probatorio , l’illegittimità del licenziamento disciplinare”. Il giudice del lavoro ha disposto il reintegro del mio cliente in fabbrica e la corresponsione di due anni e mezzo di stipendi non dati”, ribadisce l’avvocato Piserchia.

Paola Calvano (Il Centro)

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