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Stoccaggio acido fosforico, rinviato il parere

Occorre valutare gli eventuali impatti sul suolo, sulle acque e quello derivante dal rumore. Con queste motivazioni il Comitato Via (valutazione di impatto ambientale) regionale ha rinviato il rilascio del proprio parere sul progetto relativo allo stoccaggio e alla commercializzazione di acido fosforico, solforico e idrossido di sodio al 50%, presentato dalla Hadri Tanks srl del gruppo Solmar.

Secondo gli esperti – che hanno trattato l’argomento nella stessa seduta in cui è stato discusso anche il progetto della quarta vasca da 480mila metri cubi a ridosso del Polo Tecnologico del Civeta – devono essere valutati una serie di aspetti che attengono, fra gli altri alla impermeabilizzazione dei bacini atti a contenere eventuali sversamenti di acido fosforico, solforico e idrossido di sodio, alla relazione geologica e idrogeologica e alla integrazione della valutazione di impatto acustico. Dovrà inoltre essere acquisito il parere dell’Autorità di Bacino sullo studio di compatibilità idrogeologica per la presenza della scarpata.

La ditta Hadri Tanks è un’azienda nata dalla cessione di un ramo d’azienda delle industrie chimiche Puccioni, avvenuta nel 2013 e svolge l’attività di stoccaggio dell’acido solforico e fosforico, tramite un deposito costiero già esistente distante pochi metri in linea d’aria dalla spiaggetta di Punta Penna, una delle più gettonate della riserva naturale di Punta Aderci. Lo stabilimento ricade in zona industriale, ma è posto in prossimità del sito di interesse comunitario Punta Aderci-Punta della Penna, circostanza che ha reso necessaria la valutazione di incidenza ambientale (Vinca) pubblicata un anno fa all’albo pretorio on line del Comune.

Quella che si ripropone, quindi, è la compatibilità del deposito costiero con i vincoli archeologici e paesaggistici, per questo devono essere valutati gli effetti dell’attività svolta sul sito di interesse comunitario. Il parco serbatoi, collocato su Colle Martino, ha una capacità di circa 4mila metri cubi, pari a circa 8mila tonnellate di acido solforico e fosforico destinato prevalentemente alla clientela del Sud Italia.

Gli enormi silos sono ben visibili dal porto a cui sono collegati tramite una condotta sotterranea. La loro realizzazione, alla fine degli anni ’80, è stata oggetto di contestazioni da parte delle associazioni ambientaliste.

Anna Bontempo (Il Centro)

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