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Truffa alle aziende, rinviato a giudizio il 45enne vastese

E’ stato rinviato a giudizio per truffa aggravata, M.C., il 45enne di Vasto che approfittando della consulenza offerte alle aziende nella gestione del personale ha inserito nell’elenco dei dipendenti di una impresa anche il suo nome e quello della moglie. Il processo è in programma il 18 settembre prossimo.

Ieri mattina nel corso dell’udienza davanti al gup del Tribunale di Vasto, Italo Radoccia, l’Inps si è costituita parte civile insieme ad un’azienda rappresentata dall’avvocato Antonello Cerella.

A scoprire la presunta truffa sono stati i funzionari dell’Ispettorato del lavoro nel corso di controlli incrociati. Anche la pubblica accusa rappresentata dal pm Gabriella De Lucia, ha chiesto il rinvio a giudizio.

Stando al capo d’accusa, M.C. si proponeva alle società quale consulente del lavoro e tenutario delle scritture contabili. Dopo aver guadagnato la fiducia degli amministratori, grazie alla propria competenza, inviava al Centro per l’impiego comunicazioni di assunzione e licenziamento a nome proprio e di sua moglie per finti periodi di lavoro . Non contento pagava i relativi contributi Inps, mediante compensazione con crediti Iva utilizzando i modelli F 24 delle imprese.

Lo scopo era quello di ottenere profitti all’insaputa degli ignari clienti. Gli accertamenti effettuati dal personale dell’Ispettorato del lavoro di Chieti-Pescara a diverse società di Vasto e San Salvo lo hanno smascherato. Il commercialista e sua moglie, in base ai modelli Unilav, risultavano iscritti al Centro per l’impiego e dai modelli Uniemens inviati all’Inps regolarmente assunti alle dipendenze delle aziende senza, tuttavia, che gli amministratori ne fossero a conoscenza.

Sia l’Inps che le società danneggiate ora chiedono di essere risarcite. L’avvocato Antonello Cerella, dopo aver formalizzato la costituzione di parte civile nell’interesse dei propri clienti chiede un congruo risarcimento di tutti i danni subiti. “I miei clienti avevano dato al professionista ampia fiducia“, afferma l’avvocato. “Sono stati ripagati nel peggiore dei modi. Dopo la scoperta fatta dall’Ispettorato del Lavoro hanno sperato fino all’ultimo che si trattasse di un equivoco. Ora sono molto amareggiati”. Anche l’Inps è intenzionata a rivalersi.

Paola Calvano (Il Centro)

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