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Tentato omicidio della ex, confermati i quattro anni

Confermata la sentenza d’appello e anche la pena ridotta. I difensori di Francesco Leuci, 56 anni ex finanziere, che il 25 settembre 2016 a Vasto, nella centralissima Piazza Rossetti, ferì con una coltellata alla schiena l’ex compagna Michelina Potenza avrebbero voluto una pena ancora minore e la derubricazione del reato in lesioni aggravate, ma sono soddisfatti anche così, considerando che in primo grado Leuci era stato condannato a 6 anni e due mesi e la Procura aveva chiesto per lui la condanna a 8 anni.

La Cassazione ha parzialmente accolto le richieste della difesa, riconoscendo le circostanze attenuanti rispetto al capo d’accusa di tentato omicidio, e il comportamento di Leuci, che dopo il fatto si era subito mostrato pentito e aveva scritto anche una lettera di scuse alla donna. La vicenda era sicuramente delicata e complessa.

Gli avvocati della difesa, Luigi Di Penta e Antonello Cerella esprimono soddisfazione per la conferma della pena ridotta anche se resta l’amarezza per non aver ottenuto una ulteriore riduzione. Non è stato semplice per i due legali difendere l’accusato in un clima di indignazione generale per un reato sempre più diffuso e per il quale vengono chieste pene sempre più severe. Francesco Leuci ha agito in preda a un raptus. Ma in primo grado il Tribunale di Vasto non aveva riconosciuto il raptus come attenuante, condannando l’ex finanziere, 56enne, alla pena di sei anni e due mesi per il tentato omicidio della ex.

Non erano servite ad addolcire la pena, la rinuncia alla costituzione di parte civile da parte della parte lesa (che è stata risarcita), rappresentata dall’avvocato Elisa Pastorelli, né le scuse dell’imputato e le sue condizioni psicologiche. Il tribunale non aveva ritenuto di dover derubricare il reato in lesioni aggravate.

La difesa della donna parlò “di una parabola di violenze sofferte” e di un burrascoso menage. Dura l’analisi della pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Giampiero Di Florio, che chiese otto anni di reclusione. Leuci dopo la vicenda venne mandato in una casa di cura privata ai domiciliari.

I legali dell’ex finanziere, gli avvocati Luigi Di Penta e Antonello Cerella, hanno sempre contestato la premeditazione. «Quello di Leuci è stato un comportamento deplorevole, ma non premeditato. Leuci stava male e stava male anche il giorno in cui colpì Michela Potenza», hanno ribadito gli avvocati Di Penta e Cerella. I due avocati sono riusciti a convincere prima la Corte d’Appello poi la Cassazione che Leuci il 25 settembre 2016 non scelse il luogo e il modo per colpire alla schiena la ex. L’incontro fu casuale. L’ex finanziere, affetto da una patologia depressiva , non agì razionalmente.

Paola Calvano (Il Centro)

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