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Portavalori rapinato, si riparte da Perugia

A distanza di quasi un anno dall’annullamento da parte della Corte di Cassazione della sentenza emessa dalla Corte d’appello dell’Aquila, il processo ai presunti autori della rapina al portavalori della società Aquila avvenuta sulla A14 nel 2012, approda davanti alla Corte d’appello di Perugia. I difensori degli imputati, Giovanni e Antonino Cerella, Antonio Valentini, Rosario Marino e Giancarlo Chiarello si ritroveranno il 2 aprile davanti alla Corte umbra per ribadire nuovamente le doglianze già accolte dalla Cassazione e chiedere l’assoluzione definitiva degli imputati su cui pendono i capi d’imputazione di rapina aggravata, tentato omicidio, porto in luogo pubblico di armi, ricettazione e violenza privata.

Due anni fa la Corte d’appello aquilana inflisse agli imputati pene tra i 10 ed i 18 anni. Ad aprile 2018 è arrivato il colpo di scena: la Suprema Corte ha accolto i ricorsi presentati dai difensori censurando sotto diversi profili il provvedimento emesso dai giudici aquilani e rimettendo gli atti a Perugia per una nuova valutazione degli elementi processuali.

L’avvocato Antonino Cerella, difensore di Cono Surace , accusato di essere uno dei due basisti della rapina, ha sempre sostenuto che non ci fossero prove della partecipazione del suo assistito all’assalto al portavalori e che lo stesso fosse del tutto estraneo ai fatti. I componenti il commando armato secondo l’accusa erano : Leonardo Caputo, Vincenzo Sciusco, Antonio Patruno,Simone Di Gregorio e Cono Surace.

Paola Calvano (il centro)

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