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Droga, la difesa della gang: le accuse non reggono

cerella

Operazione Evelin. Mai esistita una organizzazione malavitosa fra gli accusati. Anzi alcuni accusati si conoscerebbero appena. Ognuno avrebbe avuto una propria vita. Molti degli episodi contestati dalla Distrettuale antimafia ad una gang di 20 albanesi, a detta dei difensori, avvennero mentre alcuni dei presunti associati erano addirittura lontani da San Salvo. E’ un dossier di diverse pagine quello redatto dagli avvocati che difendono la banda finita in manette il 30 novembre e che domani mattina a L’Aquila sarà analizzato dai giudici del tribunale del Riesame . I legali degli albanesi finiti in manette per associazione dedita allo spaccio sono certi di riuscire a smontare il castello accusatorio. Secondo l’accusa il gruppo aveva formato un’associazione piramidale e al vertice della presunta organizzazione ci sarebbero stati, Clirim Tafili e Denis Bimi.

” Non può essere così perchè Bimi non ha mai condiviso le attività di Tafili”, afferma l’avvocato Antonello Cerella (foto). ” L’unica cosa che accomuna gli indagati è la nazionalità. Ma far parte della comunità albanese non vuol dire aver condiviso nè nel bene, nè nel male le azioni di tutti”, insiste Cerella.

Forte della recente assoluzione di Bimi dall’accusa di aver fatto parte della sparatoria che nel 2014 distrusse a San Salvo dieci vetture , Cerella con la collega Marisa Berarducci cercheranno di ottenere la scarcerazione di Bimi. Anche l’avvocato di Tafili, Giovanni Di Santo contesta il ruolo del suo assistito nell’organizzazione apicale e stigmatizza il fatto che Tafili sia stato coinvolto solo da alcune telefonate intercettate. Domani il legale contesterà punto per punto le accuse. Gli avvocati della difesa ribadiscono poi un doveroso distinguo fra le presunte posizioni apicali e le figure minori, come il padre di Denis Bimi , Egrem Bimi, ma anche Besmir Sjlia e Bruno Aliu, Alessandro Ronzullo e Elfin Tafili. ” E’ assurdo che stiano in carcere per fatti avvenuti molto tempo fa”, insistono i difensori. L’esito dell’udienza non è affatto scontato. Cerella e Berarducci definiscono le accuse un castello privo di gravi reati.

” Gli indagati”, ricorda l’avvocato Berarducci ” hanno già definito nel corso di un altro processo la propria posizione. Dal momento che in seguito non ci sono stati più contatti perchè si trovano nuovamente in carcere ?”, chiede la Berarducci.

I giudici del Riesame dovranno tuttavia tener conto anche del dossier accusatorio di 300 pagine redatto dal giudice Giuseppe Romano Gargarella che il pm Stefano Gallo.

La ricostruzione di anni inquietanti : colpi di pistola sprati a distanza ravvicinta,gesti intimidatori alle vetrine dei negozi e soprattutto quello che accadde il 1 aprile 2015 in contrada Stazione nei pressi del bar Evelin , un locale gestito da albanesi. Dodici colpi : tre in sequenza, altri 9 dopo una breve pausa sparati da diverse armi.

Paola Calvano (il centro)

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