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S.P.R.A.R. accoglienza e integrazione. Quando una comunità accetta il “diverso”

Spaventano ancora tanto oggi le parole accoglienza e integrazione, in particolare se collegate all’ondata migratoria proveniente dall’Africa che in questi anni ha interessato l’Italia. Individuare l’aggettivo adeguato per definire chi, invece, crede ancora nel valore dell’accoglienza e della solidarietà è compito assai arduo.

Ciò nonostante, circa due fa anni a Carunchio su iniziativa dell’amministrazione comunale, ha preso il via il progetto S.P.R.A.R., sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Un nuovo modello di accoglienza, cosiddetta “integrata”, per quanti arrivano sul territorio italiano in cerca di protezione internazionale che oltre a vitto e alloggio, prevede misure di formazione, accompagnamento, assistenza e orientamento realizzate dagli enti locali con il contributo prezioso delle realtà del terzo settore.

Come riferisce il responsabile del progetto per il consorzio Matrix, Nicola SansivieroAd oggi sono state accolte e hanno ricevuto assistenza 45 persone. Tenendo conto delle specificità di ogni singolo ospite abbiamo costruito dei percorsi finalizzati al recupero della loro autonomia e alla loro inclusione nel tessuto sociale in modo tale da eliminare la logica dell’assistenza perpetua a vantaggio di una partecipazione attiva nel percorso di accoglienza e integrazione”.

Tirocini formativi con imprese locali finalizzati alla formazione professionale dei migranti; un percorso di alfabetizzazione al fine di consentire agli ospiti l’apprendimento della lingua italiana; assistenza e accompagnamento per il disbrigo delle pratiche legali e sanitarie; sostegno psicologico, nonché una intensa e quotidiana attività di mediazione culturale fatta di piccoli gesti, incontri e iniziative, anche, ricreative e ludiche; laboratori .

“Tutti i beneficiari – ha detto l’insegnante del centro Simona Potena  – vengono innanzitutto accolti nelle strutture da personale qualificato e sensibile alle dinamiche dell’integrazione e fin da subito si crea un rapporto di fiducia e rispetto reciproco”.

“Con loro si svolge un lavoro mirato, costituito da interventi di carattere socio-legale, psicologico – ha aggiunto l’assistente sociale Ilaria Rossi-  ma soprattutto umano, che permette a persone che provengono da realtà difficili e da contesti culturali diversi di mettersi in gioco, di conoscere  la comunità che li ospita e cogliere le opportunità di crescita e di realizzazione”.

All’interno delle strutture le attività si susseguono in maniera corale, ogni figura professionale lavora in equipe, in modo da condividere le idee e le strategie di intervento studiate anche in maniera individuale sulle abilità e attitudini personali.

“ Un  bel risultato di integrazione,  aggiunge Adelaide La Verghetta, psicologa – Così come un  bell’ esempio di integrazione sono i tanti e diversi i progetti che vengono portati avanti all’interno delle strutture Sprar che fanno dello sport, della cucina, dell’arte e della musica filtri potenti attraverso cui le differenze comunicano e che riescono ad includere le persone indipendentemente dall’origine etnica, dalla propria nazionalità, dal proprio credo religioso“.

Non si tratta di banale retorica, bensì un esempio concreto della sensibilità dell’intera comunità carunchiese e del grande lavoro del personale specializzato che giornalmente si spendono e credono in questo progetto riuscendo a dimostrare quanto possa essere entusiasmante ed emozionante la commistione di culture, storie, usi e stili di vita tanto diversi tra loro.

“Non è stato facile all’inizio neanche per me – racconta Sidiya Keita, ragazzo africano di 23 anni. Sono fuggito dal mio paese . Ho deciso di venire in Italia per salvarmi la vita”. Sidiya dopo la fine del progetto Sprar ha deciso di rimanere proprio a Carunchio. “Non conoscevo bene la lingua ma a Carunchio mi sono integrato. Mi hanno voluto bene. Voglio lavorare e stare bene in salute. Vorrei  imparare sempre di più. Non voglio fare del male a nessuno”.
Oggi Sidiya ha una casa, lavora come operatore, è tesserato con la squadra di calcio locale partecipa alla vita quotidiana della comunità.

Un  punto di partenza per capire che prima di giudicare, criticare, condannare o addirittura discriminare un immigrato bisognerebbe conoscere il suo passato, sapere il perché ha deciso di emigrare e non puntare subito il dito contro tutti.
Non è vero che tutti gli immigrati sono ladri o spacciatori e non è vero che tutti questi ragazzi vengono qui per rubare il lavoro agli italiani. Molti vengono in Italia per salvare la propria vita e quella dei loro figli, per avere delle aspettative di vita migliori.

La presenza sul territorio degli immigrati rappresenta soprattutto una scommessa positiva per tutta la comunità di Carunchio. Nell’immediato futuro, infatti, la cittadina registrerà progressi recuperando tanti lavori che rischiano di scomparire e, soprattutto, aumentando i propri abitanti, in un periodo storico che vede assottigliarsi la presenza negli stupendi paesi italiani. Nuove opportunità, nuove idee, nuove prospettive, in un clima di rispetto reciproco che gioverà sia ai carunchiesi che a tanti beneficiari, che già si sentono perfettamente integrati nel territorio che li ha ospitati.

Una frase di Benigni in qualche modo sintetizza tutto cio: “I vantaggi dell’immigrazione sono qualcosa di ineluttabile. È inevitabile il fatto che ci si arricchisca toccandosi, stando insieme, accettando tutto ciò che arriva, sono doni di Dio”.

                                                                                                Rosa Milano

 

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