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Taglio degli alberi, chiesto il regolamento del verde

Anche un profano intuisce che i ligustri e i susini da fiore presenti lungo via Platone sono stati potati senza alcun criterio, perdendo la propria funzione estetica. In altre parole, quei poveri alberelli sono stati stravolti”. Luigi Cinquina, botanico, interviene dopo la notizia pubblicata dal Centro sulla potatura, a dir poco invasiva, di una trentina di piante presenti lungo il viale alberato che ora appare spoglio e desolato.

L’esperto censura l’intervento, effettuato con ogni probabilità da personale non qualificato, e rilancia l’importanza dell’approvazione del regolamento del verde, disciplinare alla cui stesura ha contribuito, in maniera del tutto gratuita, insieme al naturalista Stefano Taglioli.

La qualità della potatura di arbusti e alberi ornamentali non è assolutamente proporzionale alla quantità del legno asportata, ma è tanto più qualificata e professionale quanto più le piante stesse non vengono stravolte”, spiega il botanico, “l’epoca e la profondità con cui si effettuano i tagli influenzano lo sviluppo futuro delle piante e, se l’organizzazione dei rami viene alterata con asportazioni energiche, si ha generalmente una esplosione confusa di nuovi rami che si ripercuote negli anni futuri: in botanica si chiama perdita della dominanza apicale, in pratica la pianta emette nuovi rami in modo casuale, come fosse impazzita. Non capisco perché chi gestisce il settore continua ad individuare ditte sempre diverse per l’esecuzione di questi lavori, dove si fa a gara a chi asporta più legno e non si provvede a formare una squadra fissa di personale specializzato, che con una programmazione degli interventi distribuita nel calendario annuale, possa consentire di gestire al meglio tutto i lavoro, diviso per epoche. Ovviamente se ci fosse un regolamento del verde pubblico, uno strumento di disciplina e che non lascia spazi all’improvvisazione, ci sarebbero molti meno errori. Circa 10 anni fa ho contribuito gratuitamente alla stesura del disciplinare che si è poi perso nei cassetti di chi doveva dare seguito a questo fondamentale e moderno strumento, adottato ormai in tutte le città italiane di una certa dimensione. Che dire: il problema di disciplinare il verde pubblico qui da noi è antico, non legato alle persone e ai colori politici che, come sappiamo sono stati diversi in questi ultimi 30 anni, ma legato ad una sensibilità personale e collettiva che, ad oggi, purtroppo ancora manca”, conclude laconico Cinquina.

Anna Bontempo (Il Centro)

foto luigi cinquina

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