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Marcinelle, Il ricordo del sacrificio dei nostri emigranti

1 - L'intervento del prof. Luigi Medea

3 - La delegazione vastese con alcune pesronalitàLa ricorrenza del  62° anniversario della tragedia avvenuta nella miniera belga di Bois du Cazier a Marcinelle nella quale trovarono la morte tanti minatori italiani, di cui ben 187 erano abruzzesi.

Il dramma di quell’8 agosto 1956 è diventato simbolo dell’emigrazione dei nostri connazionali e corregionali nel mondo ed è uno stimolo a ricordarci che siamo un popolo di emigranti, che ha pagato spesso con il sacrifico della vita il proprio impegno lavorativo all’estero.

Ciò ci deve spronare a mantenere viva, soprattutto in un momento in cui prevalgono spinte egoistiche, una delle qualità che ci ha sempre contrassegnato: il senso di ospitalità verso gli altri, come gli altri hanno ospitato noi italiani quando avevamo bisogno di lavorare e di sostentare le nostre famiglie.

Negli anni passati ho approfondito, attraverso una ricca documentazione, messa a mia disposizione dall’indimenticabile amico, comm. Silvio Petroro, “le storie dei nostri emigranti”, pubblicando, poi, nel 2006 un libro (Ed. Cannarsa) che raccoglie “le testimonianze dei vastesi nel mondo”. Un capitolo è dedicato ai vastesi partiti per il Belgio, in particolare ad Enrico Marchesani (nato a Vasto nel 1931), che in una appassionata lettera, scritta da Quaregnon, ricorda, tra l’altro, il duro lavoro nelle miniere del Belgio: “Si scendeva nei pozzi da 400 a 1000 metri di profondità per continuare, poi, per centinaia di metri (per ore di cammino come le talpe), nelle varie direzioni di gallerie per raggiungere vene di carbone. Ci si abituava al lavoro di minatore: ogni giorno sembrava meno duro, più facile, ma sempre più pericoloso, perché ogni giorno che passava, più polvere si ingoiava, accumulando silicosi ogni giorno di più nei nostri polmoni. Purtroppo si doveva prendere il giorno come si presentava, né pensare al domani. Un detto vastese dice: “Pinse uggi ca dumani ddije pruvvade”. Solo così facendo, si stava più tranquilli, con la compagnia di qualche amico”.

Questo sacrifico non deve essere mai dimenticato. E soprattutto non va disperso il ricordo di quanti hanno lasciato la vita nelle miniere.

Ho apprezzato moltissimo l’iniziativa della recente inaugurazione a Manoppello di un luogo della memoria sulla tragedia di Marcinelle, perché i morti di quel tragico 8 agosto sono stati prevalentemente abruzzesi, provenienti in particolare da Manoppello, Farindola, Castel del Monte ecc… Ma l’iniziativa acquista maggior valore storico proprio per la sua valenza di studio e di documentazione, grazie all’appassionata opera di Davide Castellucci: un archivio che oggi conta 4000 documenti di straordinaria importanza per comprendere l’emigrazione italiana del primo dopoguerra.

La nostra città del Vasto non dimentica i suoi emigranti. Il gemellaggio con Perth, la Festa del Ritorno, il monumento all’emigrante abruzzese, la croce di Montevecchio, il massiccio in quarzo nella villa comunale sono testimonianze importanti (volute con tenacia da Silvio Petroro) che richiamano il rapporto “amicale” con i nostri concittadini che sono nel mondo e portano alto il nome di “essere vastesi”. Un’idea, però, che lo stesso Silvio Petroro non ha potuto realizzare, ma che sarebbe bello se fosse attuata, è quella di un luogo documentativo della nostra emigrazione nel mondo.

Tornando alla data di oggi, la città del Vasto si è sentita sempre coinvolta emotivamente con questo tragico evento. Lo ha fatto soprattutto tramite l’Associazione “Pro Emigranti Abruzzesi” nel periodo in cui a presiederla era il comm. Silvio Petroro (ora presidente è il figlio Gianni). Ed è stato proprio Silvio Petroro a volere che una delegazione vastese fosse presente, nel 2006, in occasione del 50° anniversario della tragedia avvenuta nella miniera di quella località. Della delegazione ne facevo parte anch’io, assieme a mia moglie Angela Tommasi e al Presidente del Consiglio Comunale di Vasto, Giuseppe Forte, che era accompagnato dalla sua consorte Matilde D’Adamo.

In quella memorabile giornata fu molto apprezzata dal Direttore del Museo de “Le Bois du Cazier” M. Jean-Louis Delact, il gesto del comm. Silvio Petroro, che volle donare, assieme alla Bandiera Italiana, inviata dal Presidente della Repubblica, Sen. Giorgio Napoletano, una riproduzione in miniatura del Monumento all’Emigrante di Vasto.

LUIGI MEDEA

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