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Operazione “Clean shirt”, cinque le persone arrestate

Nella mattinata odierna il personale del Commissariato di Vasto, con l’ausilio della Squadra Mobile della Questura di Chieti, del Reparto Prevenzione Crimine Abruzzo e delle Unità Cinofile della Questura di Pescara, a seguito di un’attenta attività di indagine, supportata anche da presidi tecnologici, ha arrestato quattro personalità di spicco della criminalità locale (più un quinto in flagranza di reato di spaccio di sostanze stupefacente).

L’attività di indagine nasceva il 7 ottobre 2016 quando veniva esploso un colpo di arma da fuoco, calibro 7,65, con il negozio Little Pet di Corso Mazzini. L’immediata attività di indagine avviata dagli uomini della Polizia di Stato del Commissariato di Vasto permetteva di accertare, grazie al sistema di videosorveglianza comunale e di alcuni privati, che l’autore del gesto intimidatorio aveva in uso una utilitaria di colore rosso.

Il giorno stesso, dopo lunghe ricerche della stessa vettura tra Vasto e San Salvo, gli uomini dell’Anticrimine del Commissariato di via Bachelet, accertavano che la stessa era in uso ad un pregiudicato sansalvese noto agli uffici. Veniva cosi aperto un fascicolo di indagine in seno alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vasto per danneggiamento aggravato e, nel giro di poche settimane, la Procura della Repubblica vastese, considerate anche le modalità e l’esplosione di colpi d’arma da fuoco, riteneva opportuno far effettuare un approfondimento investigativo alla Direzione Distrettuale Antimafia Dell’Aquila.

Si ipotizzava, in sostanza, l’aggravante del metodo mafioso di cui all’art. 7 1. 203/91 e, pertanto, iniziava un’intensa attività investigativa che permetteva di accertare le responsabilità penali dell’autore del gesto intimidatorio e di svelare anche l’esistenza di una vera e propria centrale di spaccio di sostanze stupefacenti, tipo eroina e cocaina, tra Vasto e Salvo.

Nonostante l’approfondimento investigativo durato quasi un anno con la D.D.A. di L’Aquila, si riteneva non provata l’aggravante del metodo mafioso e, per tale ragione, il fascicolo veniva trasmesso alla Procura della Repubblica di Vasto. L’attività di indagine ha permesso di acquisire inconfutabili elementi probatori per l’esplosione di colpi di arma da fuoco contro l’attività commerciale di questo Corso Mazzini a carico di Di Carlo Piero, dell’86, con precedenti di polizia in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, sottoposto alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari per i reati di danneggiamento aggravato, porto abusivo di armi e spaccio di sostanze stupefacenti.

Come detto in precedenza, gli uomini della Polizia di Stato di Vasto hanno poi svelato l’esistenza di una vera e propria centrale di spaccio attiva tra Vasto e Salvo che aveva la capacità di smerciare, come tra l’altro riportato nella stessa ordinanza di applicazione della misura cautelare emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Vasto, centinaia di dosi di eroina e cocaina per un valore complessivo sul mercato di circa 55 mila euro. Fondamentale l’ausilio delle unità cinofile, in particolare dei due esemplari Ketty e Ayrton.

Al vertice della fiorente attività illecita vi era Cristina Spada del ’75, con precedenti di polizia specifici, sottoposta alla misura cautelare personale della custodia in carcere per i reati di spaccio di sostanze stupefacenti, tipo eroina e cocaina, in concorso con altri e nella forma continuata.

Inoltre, nella mattinata odierna, nel corso dell’esecuzione della perquisizione sono stati trovati altri 0,300 kg tra eroina e cocaina e, per tale ragione, è stato tratto in arresto in flagranza di reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti anche il marito della Spada D.R.R. del ’75, gravato da precedenti di polizia contro il patrimonio. Spada si occupava di commissionare gli acquisti e di gestire le cessioni della droga, ma aveva rapporti con gli acquirenti e si avvaleva della fedele collaborazione di Mirko Di Giacomo, dell’82, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio ed in materia di stupefacenti, sottoposto alla misura cautelare personale della custodia in carcere. Questi, più volte nello stesso giorno, si recava presso l’abitazione di Spada, caricava le dosi di eroina e cocaina, depositava il contante provento dell’attività illecita e, soprattutto, teneva i rapporti con i consumatori di sostanza stupefacenti.

In un caso, inoltre, ha commissionato l’acquisto di oltre un etto di eroina a Maiello Salvatore, arrestato dagli uomini dell’Anticrimine del Commissariato di Vasto in data 14 febbraio 2017.

Singolare il gergo utilizzato per indicare lo stupefacente: pantaloncini, magliette ed altri indumenti che in base al colore rappresentavano la cocaina o l’eroina. Infine, altro punto di rifornimento di stupefacente per i tossici vastesi e sansalvesi era l’abitazione di Achille De Rosa dell’81, con precedenti di polizia e penali specifici, sottoposto alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari. Anche questi, come Spada, rappresentava un sicuro punto di rifornimento di eroina e cocaina.

Merito degli investigatori vastesi, coordinati e supportati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Vasto, Dott.ssa Gabriella De Lucia, è stato quello, con tenacia, di seguire con continui e ripetuti servizi di pedinamento ed osservazione i comportamenti dei destinatari delle misure cautelari. A conferma della elevata pericolosità sociale degli indagati accertata con l’attività di indagine di polizia giudiziaria, si segnala che nel mese di aprile 2018, a seguito di una controllo di polizia, Di Carlo e Di Giacomo, furono denunciati per il reato di detenzione di materie esplodenti poichè nell’autovettura in loro uso, occultavano una bomba carta di fattura artigianale, a forma cilindrica, con miccia da 7.5 cm, probabilmente da utilizzare per compiere altri attentati nella città di Vasto.

In definitiva, grazie all’esecuzione delle misure cautelari emesse dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Vasto, nella persona del Dott. Fabrizio Pasquale, veniva finalmente neutralizzata l’elevata pericolosità sociale dei quattro indagati.

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