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Omicidio D’Elisa, sono attesi i risultati della perizia

La perizia del dottor Renato Ariatti, psichiatra di Bologna, incaricato dalla Corte d’Appello dell’Aquila di effettuare una accurata valutazione psichiatrica sul panettiere vastese Fabio Di Lello, accusato di aver ucciso il primo febbraio 2017, davanti a un bar di Vasto, a colpi di pistola, il 21enne Italo D’Elisa,è quasi ultimata.

I risultati saranno consegnati ai giudici della Corte d’assise d’Appello a giugno. Il 21 giugno verranno resi noti durante l’udienza. La difesa è certa che quel giorno emergerà senza alcun dubbio l’incapacità di intendere e volere dell’imputato condannato in primo grado a 30 anni di carcere.

Il perito è al lavoro da tre mesi. I legali di Di Lello, condannato per omicidio volontario premeditato, mirano a dimostrare che l’omicidio del giovane non fu un atto premeditato, ma legato a un raptus per vendicare la morte della moglie, Roberta Smargiassi, investita e uccisa da D’Elisa nel luglio 2016 a Vasto.

Lo specialista è stato incaricato di stabilire le condizioni psico-fisiche di Di Lello quando sparò a Italo D’Elisa e se era in grado di comprendere la gravità del suo gesto. Il responso sarà fondamentale per l’esito del giudizio d’appello.

La difesa di Di Lello è rappresentata dagli avvocati Giuliano Milia e Pierpaolo Andreoni. I legali della parte civile sono gli avvocati Pompeo Del Re e Gianrico Ranaldi.

A chiedere il giudizio in appello sono stati i difensori di Fabio Di Lello. L’ex fornaio il 1° febbraio 2017 sparò e uccise Italo D’Elisa per vendicare la morte della moglie Roberta Smargiassi. Poi tornò al cimitero e lasciò la pistola vicino alla tomba della moglie. In primo grado, il 24 marzo 2017, la Corte d’assise di Lanciano ha condannato l’imputato a trent’anni di reclusione, tre anni di libertà vigilata, interdizione perpetua dai pubblici uffici e una provvisionale di 40mila euro a testa ai familiari di D’Elisa, il papà Angelo, la mamma Diana e il fratello Danilo. I difensori con la perizia psichiatrica -chiesta fin dal primo giudizio- cercheranno di dimostrare che l’omicidio di Italo D’Elisa non fu premeditato, ma frutto di un raptus provocato da una mente sconvolta da un dolore divenuto ossessione. Persone vicine alla famiglia dicono che l’ex fornaio, in carcere da un anno e mezzo, è seguito da un medico. Di Lello continua a piangere. Sia la Procura che i legali della parte civile hanno più volte rimarcato che non può comunque essere tollerata la giustizia fai da te. La giustizia deve essere fatta dai giudici.

Paola Calvano (Il Centro)

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