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“Democrazia fragile, politica malata”, la pagella degli italiani

Il 4 marzo gli italiani saliranno in cattedra per sottoporre a esame gli uomini politici. I quali sono destinati– afferma il professor Guido Brunetti in questa intervista- a “condizionare e modificare i comportamenti e il destino di milioni di persone, le strategie che governano i cittadini, le istituzioni e la stessa società”.

“La natura estremamente incerta, conflittuale e lacerata della società contemporanea può costituire un ulteriore rischio nel sottoporre le capacità mentali, di analisi e sintesi di questi politici a stress prolungati, con l’incognita di operare scelte irrazionali, sintomi cioè di stati fortemente emotivi che, talvolta, come l’esperienza e la storia insegnano, assumono contorni patologici. La politica è espressione del comportamento umano, dunque del cervello e della mente dell’uomo”.

Questo significa che occorre conoscere chi è il politico?

“E’ un requisito fondamentale conoscere anzitutto i tratti della personalità del politico, le sue qualità mentali, intellettuali e morali, insieme con i dati tratti dall’esame delle dinamiche interpersonali e sociali. E sempre tenendo presente la concezione di Platone, Aristotele e Hobbes della politica come dottrina della morale e del diritto, ai fini di conseguire il maggior benessere possibile per l’individuo e la società. Si tratta quindi di individuare i meccanismi del cervello umano e le regole che governano i comportamenti. Ma questo purtroppo è estraneo alla realtà odierna. Quasi sempre i candidati, insieme con le decisioni politiche, vengono nominati su base emozionale, calcoli politici o a caso. Insomma, è come accettare, ad esempio, l’uso di farmaci senza trials clinici. E’ una ipotesi assurda. Perché allora, come concorda il neuroscienziato Oullier, tollerare che lo si faccia in politica?”.

Qual è il quadro della situazione?

”Un clima rancoroso di incertezze, disillusione, apatia, disaffezione, rabbia, senza sogni. ideali, visioni, speranze. Un Io scisso. Una società scissa. Con un’Europa che si mostra sempre più debole, anchilosata, depressa. La democrazia appare fragile, sta degenerando e negandosi, come già avvertiva Thomas Mann, e la politica è malata. Entrambe attraversate da un vuoto e da un evidente immeschinimento e impoverimento culturale, morale e spirituale. I giovani sono frustati, esasperati e indignati, privi di prospettive certe e di sicuri punti di riferimento, un futuro buio. Fatto che porta tra l’altro al crollo della partecipazione e ad accrescere la distanza tra Paese reale e Paese legale”.

Se la società globale- ha scritto il neuroscienziato Noam Chomsy nel suo nuovo libro Le dieci leggi del potere (Ponte alle Grazie)- ‘ruota attorno al potere esercitato dalla ricchezza, dall’egoismo, dall’avidità del guadagno, dall’individualismo, allora essa punta dritto verso la distruzione’ e aggiungiamo noi verso l’autodistruzione. Una pulsione che da sempre si aggira nella storia dell’umanità. Per questa via- precisa il nostro maggior linguista vivente- ‘si va verso la catastrofe ambientale e la guerra nucleare globale’. E’ il Requiem per il sogno dell’uomo”.

“La democrazia deve perciò affermarsi come ‘capacità poetica’ di ascoltare e far parlare l’altro, gli altri (T.Mann); e la cultura deve dispiegarsi quale senso profondo e totale della vita. Sorrette dalla letteratura e dall’arte, le quali hanno il mandato di calarsi nella realtà, nella mente e nel cuore degli altri per vivificarne anima e spirito”.

Cosa affiora, professor Brunetti, da questo panorama?

Emerge un modello prometeico di dominio con il conseguente deteriorarsi delle antiche solidarietà e degli antichi principi, con lo sviluppo dell’edonismo, della solitudine interiore, dell’angoscia e delle ‘intossicazioni consumiste’ (E.Morin).
Contro il progredire del ‘mal-essere’ c’è l’esigenza di promuovere uno stato di ‘ben-essere’, di armonica relazione corpo-mente-anima. Questo anche per contrastare la parte buia e irrazionale dell’Homo sapiens-demens.
Risalta un quadro che ci porta alle radici del male nella vita, ai tramonti di civiltà, ai crepuscoli degli dei, ai comportamenti di ‘dimissioni’ della ragione, dell’ethos e della latitanza di Socrate. L’universalismo morale è allora ‘quali beni e quale contributo possa portare al mondo, io?’ Quando difetta questa istanza etica, questa esigenza di rigenerazione, l’individuo, la società, le istituzioni, il mondo vanno in rovina. Tutto ciò che non si rigenera è destinato a degenerarsi”.

Che cosa manca?

Un tempo, pensiamo alla Grande depressione, c’era- spiega Brunetti- un’epoca oscura, peggiore di quella attuale. E tuttavia c’era la speranza per ‘un futuro migliore’. ‘In qualche modo ce la faremo’.
Oggi, il sentimento dominante, come concorda Chomsky, è che ‘tutto è finito’. Il sogno americano -‘nasci povero, lavori sodo, diventi ricco’- si è eclissato, infranto.
Fra tutti- afferma Aristotele- il sistema migliore è la democrazia. Ma la democrazia non è amata perché affida il potere nelle mani del popolo, sottraendolo ai potenti e ai privilegiati, i quali da sempre, come osservava il filosofo Adam Smith, sono ‘i principali architetti della politica’ insieme con gli istituti finanziari e le multinazionali.
Attraverso la teoria ‘dell’ingegneria del consenso’ vengono condizionati i comportamenti e le opinioni dei cittadini, ‘fabbricando consumatori’, fabbricando cioè i loro bisogni verso ‘cose superficiali’, come i consumi alla moda. Di qui, l’esplosione del consumismo, che ha creato una diade: tu e il tuo televisore, tu e il tuo iPhone, tu e internet. Centinaia di milioni, per Chomky, per ‘plasmare’ consumatori disinformati che fanno così scelte ‘irrazionali’. Un sistema che coinvolge la stessa infanzia quando i bambini dall’età di due anni sono ‘inondati’ dalla pubblicità su quello che i genitori devono acquistare.
Una recente ricerca scientifica mostra che le scelte politiche ‘non collimano con l’opinione pubblica’, la quale ‘non esercita alcuna influenza sulle decisioni politiche’. La gente sta diventando consapevole di questa decisione e comincia a reagire con una crescente, forte ostilità su tutto e tutti. E’ una ‘repulsione’ che si estende verso tutti i settori. E’ una rabbia generalizzata, un profondo ‘disprezzo’ nei riguardi della politica e dei politici. E’ il declino della democrazia e di una società egoista e irrazionale, fondata- scriveva Adam Smith- sul principio ‘tutto per noi e niente per gli altri’, al fine di ottenere il massimo successo e guadagno personale. Se a fondarsi su questi principi è una società globale, allora essa – rileva lo scienziato Chomky- punta ‘dritto verso la distruzione di massa’.

Come valuta le candidature presentate per le prossime elezioni?

Autorevoli analisti parlano di illustri sconosciuti, reduci e riciclati, di tanti potenziali peones con l’immancabile percentuale di cacicchi locali con le loro tribù portatrici di voti. Purtroppo, la politica italiana è ‘ridotta, come è stato scritto, a una miserevole guerra per bande’ (P.Battista). Una situazione strutturalmente povera. In ‘cotanta miseria’ non trova posto chi ‘dia decoro alla politica e appetibilità per la gente’. Questo stato è difficile che possa reggere ancora per molto tempo, visto che aumentano sempre più nella società sdegno e repulsione.

Occorre allora promuovere- d’accordo con il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano che parla di senso morale- una stagione alta della politica, perché l’intelligenza in politica si è fermata a molti anni fa. Una ‘mediocrazia perversa’ (A. Deneault), una profonda crisi di leader carismatici, con i politici senza prestigio, tra i più odiati di tutta la storia, una ‘nauseante’ schiera di ‘ingordi e mediocri’ (G.A.Stella). Non si è mai visto un ceto politico così ‘incompetente, ignorante e immaturo’ (le tre i); uno dei più sordi a temi come la preparazione specifica, la competenza, la ricerca, la mentalità culturale e scientifica. C’è bisogno di modelli e di riferimenti alti. Un ceto politico che ha un record unico nella storia d’Italia, di quelli che fanno venire i ‘brividi’: i suoi componenti. Esso appartiene a generazioni di persone ‘preparate male o per niente’. Sono i ‘dilettanti assoluti’ descritti da Max Weber. Oggi, sono l’ignoranza, l’incompetenza e la ‘volgarità intellettuale’ che esercitano il loro impero nella vita. Ci troviamo di fronte- conclude il professor Brunetti- a una landa desolante e desertificata. Una democrazia fragile e una politica malata”.

Anna Gabriele

 

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