Effettuò interventi urgenti per la bonifica di Fosso Marino e ora chiede di essere rimborsato. Presenta il conto il Consorzio di Bonifica Sud che ha convenuto in giudizio la Sasi e il Comune, chiedendone la solidale condanna al risarcimento, in favore dell’ente consortile, della somma di 42mila euro. Il contenzioso è approdato davanti al tribunale civile di Vasto e l’amministrazione comunale, che ha deciso di costituirsi in giudizio, ha affidato l’incarico di tutelare le ragioni dell’ente all’avvocato Stefano Monteferrante dell’avvocatura comunale.
La determina con cui il Comune ha deciso di costituirsi in giudizio porta la firma del dirigente, Alfonso Mercogliano. La controversia fa riferimento a fatti accaduti il 9 luglio 2011, quando, in seguito alla rottura di un collettore fognario, avvenne la fuoriuscita di liquami maleodoranti in piena spiaggia. Un fatto davvero increscioso che, oltre a compromettere la stagione turistica a causa dei divieti di balneazione comparsi in piena estate sul litorale e del continuo via vai di auto spurgo sul lungomare, ha in seguito pregiudicato la consegna della bandiera blu da parte della Fee in quel tratto di spiaggia, dove sono anni che il prestigioso vessillo non sventola più.
Ci furono diversi interventi sia da parte della Sasi, che realizzò una nuova vasca di raccolta a Fosso Marino, sia da parte del Comune che effettuò una serie di lavori per la canalizzazione delle acque bianche. Opere che l’opposizione consiliare non esitò a definire “non risolutive”, più che mai convinta che il problema del canale che sfocia nei pressi del pontile non sia stato affrontato nella maniera adeguata, nonostante i soldi spesi e le opere realizzate.
Tornando al contenzioso non è certo la prima volta che il Consorzio di Bonifica cita in giudizio il Comune. Nel 2009 l’ente consortile, allora sotto la gestione di Giuseppe Torricella, chiese un maxi-risarcimento di 960mila euro per i danni causati dall’ordinanza, firmata all’epoca dall’ex sindaco Luciano Lapenna, con cui veniva vietato per un periodo di quattro giorni l’utilizzo dell’acqua per l’irrigazione dei campi e il prezioso liquido veniva dirottato sulla costa per far fronte all’emergenza idrica. Una polemica che infiammò l’estate di otto anni fa e che mise l’un contro l’altro armati due esponenti dello stesso partito, il Pd. In quel caso i legali del Comune sostennero la piena legittimità del provvedimento e l’assoluta infondatezza della richiesta risarcitoria.
L’ente consortile perse il ricorso presentato al Tar di Pescara e venne condannato dai giudici amministrativi al pagamento delle spese di giudizio.
Anna Bontempo (Il Centro)