Sono passati duecento anni dalla “Grande Frana” del 1816, di cui si sapeva sin’ora poco o niente, e sessanta dalla più recente del 1956 e si può dire che molto è cambiato e molto, purtroppo, NON è cambiato.
È cambiato l’approccio al fenomeno, sono cambiate le tecniche di prevenzione e di recupero, è cambiata anche la consapevolezza della tutela dell’ambiente: non è cambiato il diluvio di parole che ha accompagnato ed ancora accompagna il ripetersi di catastrofi ambientali quali le frane, le alluvioni, i terremoti oggetto, sempre a posteriori, di tavole rotonde, interviste a scienziati, previsioni più o meno attendibili: il tutto fedelmente riportato dai media, con una punta di maggiore attenzione all’aspetto umano dell’evento.
Ma la tragedia sta nel fatto che mentre i terremoti non sono prevedibili, le frane e le alluvioni sono, in generale, prevedibili ma nulla o quasi si fa in questa direzione.
Questa pubblicazione è un sorta di “viaggio tra storia e scienza” come ha scritto Giuseppe Tagliente, l’editore ma ” è anche un monito a conoscere lo spazio in cui si vive per conservarlo, per curarlo, per amarlo: è soprattutto un invito ad una maggiore presa di coscienza degli amministratori a qualsiasi livello. Non esiste spesa maggiore di quella rinviata, non esiste colpa maggiore di quella della omissione, soprattutto in presenza di una evoluzione del clima che è ormai sotto gli occhi di tutto“.
Un. notevole contributo al dibattito su queste questioni hanno dato il presidente dell’Ordine Regionale dei Geologi, Nicola Tullo; la dott.ssa Adriana Cavaglià dell’Ordine Nazionale, e il geologo vastese dott. Luigi Di Totto, il quale ha efficacemente rappresentato la situazione del territorio di Vasto e del Vastese dal punto di vista idrogeologico e le dinamiche in corso. Un saluto al convegno hanno portato il sindaco Francesco Menna e il preside del Palizzi Gaetano Fuiano che hanno voluto sottolineare l’importanza del volume del prof. Bitritto.
Testo: quiquotidiano
Foto: Massimo Molino