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La tassa dei rifiuti è sempre più “salata”

I vastesi sono quelli che pagano di più per i rifiuti. Tra  i comuni della provincia di Chieti con più di 20mila abitanti è Vasto la più cara con una spesa procapite per la tassa di 173 euro,  a fronte dei 129 euro di Lanciano,  dei 130 euro di San Salvo, dei 154 di Avezzano e dei 142 di Sulmona. Per quanto riguarda invece i capoluoghi di Provincia, è Chieti la città abruzzese dove i cittadini sono più salassati con un costo procapite del servizio pari a 223,79 euro.

Sono i numeri dell’osservatorio Tari Abruzzo della Confcommercio regionale che ha analizzato i costi del balzello, stilando una classifica sulle aliquote riferite all’anno 2015.

“I dati dell’associazione di categoria evidenziano che sono i vastesi quelli più tartassati”, sostiene Dina Carinci, consigliera comunale del Movimento 5 stelle che ha rispolverato lo studio in occasione della conferenza stampa tenuta insieme alla collega Ludovica Cieri sull’operazione trasparenza, “dal 2012 ad oggi i  costi per i rifiuti sono aumentati del 29%. Si tratta di un incremento su cui vogliamo vederci chiaro”, chiosa la consigliera penta stellata, “nel frattempo avevamo proposto di utilizzare i dividendi della Pulchra, la società partecipata del Comune che si occupa del servizio di igiene urbana, per abbassare la Tari, in modo da incidere meno sulle tasche dei contribuenti vastesi, ma il documento, che da emendamento al bilancio di previsione è stato trasformato in mozione su imput del sindaco Francesco Menna,  è stato bocciato dalla maggioranza”.

L’assemblea civica ha anche respinto la proposta targata Movimento 5 stelle di creare all’interno della struttura del Comune un gruppo di lavoro, coordinato dal dirigente dei servizi finanziari,  finalizzato alla riscossione dei crediti, promuovendo, se necessario anche interventi formativi e coinvolgendo figure professionali specializzate. Insomma, una sorta di task force per scovare gli evasori che con cadenza trimestrale avrebbe riferito alla giunta e alla Commissione bilancio.

“La proposta prendeva spunto dalla nota integrativa al bilancio di previsione 2016 che evidenzia un accantonamento di 2,3 milioni di euro a causa dell’ elevato importo dei residui attivi”, spiega la Carinci, “in quella nota veniva evidenziato che l’attività volta alla riscossione dei crediti risulta insufficiente a garantire la stabilità economico-finanziaria dell’ente e la scarsa propensione degli uffici all’attivazione delle procedure di incasso. Personalmente non credo molto a questa scarsa propensione alla riscossione, perché da informazioni assunte pare che negli ultimi cinque anni siano stati recuperati più o meno 5 milioni di euro dall’ufficio Tributi”, conclude la consigliera pentastellata.

                    Anna Bontempo  (Il Centro)

 

 

 

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