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Vasto si mobilita per la strage dei cetacei

“Vasto 12 settembre 2014: una data destinata a restare impressa nella memoria della città”. E’ la grande scritta che campeggia sul pannello installato ieri a Punta Penna, la spiaggia  dove due anni fa si arenarono sette esemplari di capodoglio tra i 7 e i 12 metri di lunghezza e del peso di oltre undici tonnellate. Uno spiaggiamento che la riserva naturale di Punta Aderci ha voluto ricordare insieme al Wwf zona frentana e al Centro studi cetacei di Pescara. Erano le 7 del mattino del 12 settembre quando un surfista che cavalcava le onde lanciò l’allarme per la presenza di sette capodogli spiaggiati sul litorale, quattro dei quali riuscirono a riprendere il largo grazie alla generosa mobilitazione di centinaia di cittadini. Gli altri tre del branco, composto da sei femmine di cui una gravida, non furono altrettanto fortunati e morirono.

L’episodio, che in un baleno assurse agli onori della cronaca nazionale,  è ora impresso sul grande pannello installato sul punto informazioni della spiaggetta di Punta Penna, insieme alle foto dello straordinario salvataggio. Alla cerimonia hanno partecipato alcuni cittadini e un gruppetto di ambientalisti. Assenti gli amministratori comunali. “E’ un riconoscimento per quanti si sono mobilitati quel giorno”, sottolinea Alessia Felizzi della Cogecstre, la cooperativa di  Penne che per conto del Comune gestisce la riserva naturale, “questa è anche un’occasione per ricordare i guai del mare Adriatico e le ultime emergenze. Mi riferisco alle introspezioni con l’Air-gun”.

Sulla tecnica utilizzata dalle compagnie petrolifere per l’ispezione dei fondali marini (aria compressa che produce onde), si è soffermato Vincenzo Olivieri del Centro studi cetacei. “C’è poco da stare allegri”, ha esordito l’esperto, “i motivi dello spiaggiamento dei capodogli non sono noti, ma non si può escludere alcuna causa, quindi neanche le prospezioni petrolifere”.

L’allarme contro la petrolizzazione dell’Adriatico è stato rilanciato da Fabrizia Arduini, presidente del Wwf zona frentana e costa teatina. “Abbiamo perso il ricorso al Tar contro la Spectrum Geo”, ricorda la responsabile dell’associazione ambientalista, “ se la Multiservice non verrà bloccata effettuerà ispezioni sismiche lungo tutta la riviera adriatica, da Rimini fino a Santa Maria di Leuca, lungo ben 700 chilometri di costa. L’auspicio è che i comuni si appellino al Consiglio di Stato”. La piccola folla radunata davanti al punto informazioni della spiaggetta di Punta Penna si è poi trasferita al porto per partecipare alla “liberazione” di due giovani esemplari di Caretta caretta, curati dal Centro studi cetacei. Le tartarughe, portate al largo con una imbarcazione messa a disposizione dal Circolo nautico, sono potute tornare nel loro ambiente naturale.

Erano rimaste incastrate nelle reti dei pescatori”, spiega Olivieri, “sono state curate, riabilitate  e ora sono pronte per riprendere il largo. Le reti da posta utilizzate per la piccola pesca creano uno sbarramento lungo le coste dell’Abruzzo e del Molise per oltre mille chilometri, rappresentando un pericolo soprattutto per i cetacei e per le tartarughe marine. Ne approfitto per lanciare un appello”, continua l’esperto, “chiedo ai pescatori di avvisare la Capitaneria di porto nel caso in cui si ritrovassero tra le reti le tartarughe”.

         Anna Bontempo (Il Centro)

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