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Intense espressioni augurali per i 65 anni di vita sacerdotale di Mons. Decio D’Angelo

È uscito giovedì 30 giugno sul quotidiano di ispirazione cattolica “Avvenire” un articolo, firmato dal sottoscritto e intitolato “Decio D’Angelo: un ministero lungo 65 anni”. In esso ho richiamato la solenne cerimonia, organizzata dalla comunità parrocchiale di S. Maria Maggiore, mercoledì 29 giugno 2016, per festeggiare i 65 anni di sacerdozio di Mons. Decio D’Angelo, ordinato sacerdote nella cattedrale di Chieti il 29 giugno 1951 dall’allora vescovo Mons. Giovanni Battista Bosio.

Ho sottolineato anche che è stato un momento di forte condivisione e di affetto nei confronti di don Decio che per oltre venti anni è stato parroco di Santa Maria Maggiore. Per cui si sono uniti nel porgere gli auguri al festeggiato, assieme al parroco  don Domenico Spagnoli, l’Azione Cattolica parrocchiale, la Confraternita della Sacra Spina e del Gonfalone, le catechiste, le Suore Indiane, i Fratelli di S. Gabriele, il gruppo dei Ministranti, l’Apostolato della Preghiera, il gruppo di Padre Pio e la comunità tutta.

Al termine del sacro rito è stato molto apprezzato il concerto augurale, presentato dal Coro polifonico “Stella Maris“, diretto da Paola Stivaletta.

La ristrettezza di spazio, dettata dal giornale, non mi ha dato la possibilità  di parlare sia del messaggio inviato dall’Arcivescovo Bruno Forte, sia della incisiva omelia, tenuta dal parroco don Domenico Spagnoli per la lieta circostanza, e sia dei sentimenti conclusivi espressi da don Decio. Lo faccio ora, sperando di offrire ai lettori preziosi spunti di approfondimento sul dono del Sacerdozio.

Il Vescovo Forte nella pergamena, che ha fatto recapitare a don Decio, dopo aver richiamato quanto Papa Francesco ha detto alla Conferenza Episcopale Italiana il 16 maggio 2016 sulla figura del Sacerdote (belle, in particolare, queste frasi: “Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. E’ un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui gli altri curano i foro interessi”), ha benedetto il carissimo don Decio esprimendo la gratitudine “per il Suo ministero generoso, intelligente e fedele, unendomi con gioia al rendimento di grazie al Signore Suo e dei tanti che hanno ricevuto da Lui testimonianza di fede e di amore”.

L’omelia del parroco don Domenico Spagnoli è stata ricca di contenuti teologici e spirituali. “Nella Solennità odierna dei Santi Pietro e Paolo, – ha esordito don Domenico –  lodiamo il Signore non solo perché ha voluto edificare la Chiesa sulle stabili colonne degli Apostoli, ma soprattutto perché Egli continua nei secoli la costruzione delle pietre vive per opera dello Spirito Santo, quello Spirito che continua a rendere contemporaneo Gesù che ci chiama. Oggi a Santa Maria Maggiore ci sentiamo attraversati da un clima di festa, la nostra Comunità è in festa perché quel Gesù ha concesso per ben 65 anni la Grazia del Sacerdozio al caro Mons. Decio D’angelo, per più di vent’anni prima collaboratore e poi parroco di questa porzione di Popolo. Non è nostra intenzione semplicemente celebrare un uomo ma, questo sì, la grandezza di Dio che opera meraviglie attraverso i suoi servi, una serie di grazie che si riverberano sui fedeli di molte generazioni. Lodiamo il Signore insomma per la chiamata al sacerdozio e in modo particolare per la chiamata di Don Decio”.

“Egli 65 anni fa – ha continuato don Domenico – arrivò all’ordinazione nella Cattedrale dì Chieti (il 29 giugno 1951) sigillando una scelta che avvenne nella sua fanciullezza quando ad 11 anni entrò nel Seminario minore. Egli nasce da Domenico e Santa il 29 giugno 1928, assorbendo dai suoi genitori e dal contesto familiare quella sapienza che proviene dal mondo contadino e quella religiosità fatta di scelte robuste dì fedeltà e sacrificio testimoniate nel quotidiano. Quel germe di vocazione iniziale dovrà essere temprato e verificato nelle varie stagioni della vita e lo vedrà pellegrino subito dopo la consacrazione prima come vice parroco nella parrocchia di Sant’Antonio in Chieti (1951), poi come parroco a Piano d’Orta (1952-1958), per offrire gli anni della maturità nella comunità dì Ripateatina (1958-1969). Quando la sua vita sembrava dedicarsi alla pastorale, la sua laurea in filosofia e teologia, ma soprattutto le sue doti umane di perspicacia e prudenza, lo fanno apprezzare dell’allora Arcivescovo Mons. Loris Francesco Capovilla che lo sceglie quale suo Vicario per Vasto (1969). Si trasferisce così nella cittadina che lo accoglierà fino ad oggi all’età di 88 anni. In Città sì farà apprezzare come Vicario e come docente di storia e filosofia accompagnando generazioni di studenti verso la maturità. Come parroco di Santa Maria Maggiore (1989-2009) ormai sessantenne si apre in definitiva la sfida di rimettersi in gioco non più dalla cattedra scolastica ma dalla scuola del contatto gomito a gomito con la gente. Non si può riassumere la ricchezza di una così lunga vita in poche battute ma si può cogliere l’occasione per fare memoria delle tante grazie elargite e ricevute in questo cammino di cui hanno beneficiato tanti qui presenti e tanti oggi in cielo. Noi oggi ci fermiamo per celebrare il Signore e dire grazie perché attraverso don Decio tanta luce e tanta pace hanno colmato i cuori degli uomini”.

A questo punto, rifacendosi alle letture bibliche della Messa, don Domenico ha approfondito la generosa risposta di don Decio alla chiamata di Gesù, risposta data all’inizio con coraggio e slancio e proseguita nel corso del cammino esistenziale sempre con impegno e generosità camminando con gli altri, senza arrendersi al gusto della maggioranza.

“La tua consacrazione per ben 65 anni – ha sottolineato il parroco rivolgendosi a don Decio – è la testimonianza che è possibile seguire Gesù e rimanere contenti e non eterni insoddisfatti, che è possibile seguire Gesù e rimanere ricchi di umanità e capaci di consacrazione; è possibile curare la propria vita spirituale e tenere viva l’intelligenza critica; è possibile avanzare negli anni e conservare la voglia di imparare con quella sana curiosità”.

Don Domenico ha chiuso il suo intervento attraverso due immagini: le mani e le donne. La prima immagine l’ha ricavata dalla consuetudine che caratterizza il rito dell’Ordinazione sacerdotale. Subito dopo la consacrazione dell’eletto vi è lo scambio della pace e da secoli si baciano le mani del novello ordinato. Anche le mani di don Decio, Sacerdote di Cristo, hanno benedetto e consacrato, hanno lenito sofferenze, aiutato i bisognosi, distribuito perle preziose per la vita di ogni giorno.

L’altra immagine è relativa alle donne. Dietro la vita di un sacerdote ci sono sempre donne discrete e proprio per questo preziose, donne che vivono il servizio del consiglio, dell’assistenza, dell’insegnamento con la vita, del sostegno generoso e gratuito. Sono esse che esprimono il loro dono totale con il sacrificio nascosto e che lavorano dietro le quinte del sacerdote. Don Domenico ha ricordato, in particolare, tre donne care a don Decio: la mamma Santa, la sorella Mauretta, che è in cielo, e la dolcissima Dusolina che continua a stargli accanto.

Mentre la commozione invadeva il cuore del festeggiato, don Domenico ha continuato: “Dio benedica tutte queste donne insieme alle centinaia di catechiste e collaboratrici che ti hanno affiancato e che hanno reso la chiesa e le famiglie più umane e non perché non vi siano uomini robusti ad aiutarti ma perché forse un debito di riconoscenza lo dobbiamo, noi presbiteri, a quella porzione di popolo che arricchisce la Chiesa di una sensibilità che noi non riusciamo ad avere. Grazie a tutte queste donne che sono state alla tua ombra. Nella cultura biblica stare all’ombra significa essere protetti dalle insidie e dalle intemperie, custoditi dall’amorevolezza di Dio. Credo che di riflesso per tutte quelle persone che non nominiamo quasi mai e che sono state alla tua ombra oggi ci sia una luce speciale che brilla al cospetto di Dio”.

Don Domenico ha concluso il suo intervento con queste parole sincere ed affettuose: “Grazie don Decio per il tuo essere sacerdote di Dio, continua a pregare per questa gente che ti vuole bene, per me povero ministro e perché tanti ragazzi e giovani anche dalla nostra Città possano avvertire la gioia di una vita dono e continua scoperta della presenza di Dio”.

Al termine della celebrazione eucaristica, don Decio ha espresso i quattro sentimenti che riempivano in quel momento così bello il suo animo: l’adorazione a Dio che l’ha chiamato a realizzare nella sua vita lo stupendo progetto del ministero sacerdotale; il grazie sentito a don Domenico e alla Comunità parrocchiale che lo ha accolto e al Signore per la salute che finora gli ha donato; il perdono per le mancanze commesse; l’augurio che i 15 anni di vita sacerdotale di don Domenico Spagnoli si moltiplichino per continuare a donare agli altri forza, coraggio e perseveranza.

LUIGI MEDEA

  • 1 - Inizio della Celebrazione Eucaristica
  • 2 - Don Decio e i concelebranti
  • 3 - Le letture
  • 4 - L'omelia di don Domenico
  • 5 - I fedeli
  • 6 - Il momento della Consacrazione
  • 7 - Il Coro Stella Maris
  • 8 - Don Decio segue il concerto del Coro
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