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Sempre più grave la crisi occupazionale nella Val Sinello

Con la chiusura degli stabilimenti della azienda di confezioni Canali, i timori della perdita dei posti di lavoro che da qualche tempo assale la zona industriale della Valsinello, diventa una tristissima realtà, Quindi dopo le tante chiusure di aziende tra esse ultima ricordiamo la Golden Lady, siamo a contare la fine di un marchio prestigioso e di livello internazionale come la azienda Canali. Una impresa manifatturiera che abbastanza unica nel panorama industriale non ha mai tentato delocalizzazione o trasferimento all’estero per accrescere profitti ma che ha puntato su un qualificato personale anche nella nostra zona da diversi anni. Le centinaia di lavoratrici e lavoratori della zona dell’Alto e Medio vastese saranno licenziati in un futuro abbastanza prossimo se non interverranno fatti nuovi come interventi del Ministero dello Sviluppo e Industria, della Regione Abruzzo, insomma dal mondo politico, che al momento pare distante dalle preoccupazioni di famiglie che avevano investito il futuro su questa occupazione. La crisi industriale che colpisce da anni le nostre zone specie nella Valsinello ci fa testimoni di una desertificazione di quella area nel passato tanto esaltata.

I sintomi della crisi si avvertivano già da molti anni, ma nel solito modo all’italiana è prevalsa una superficiale leggerezza da parte del mondo della politica che mai ha analizzato come le trasformazioni economiche e sociali in questo ultimo decennio abbiano avuto conseguenze pesanti sui livelli occupazionali del territorio con gravi ricadute sui consumi di tutto l’hinterland. Questa crisi apre una ferita anche nel settore tradizionale del commercio, del turismo e dei vari settori legati da interdipendenza, che a fatica vorrebbero resistere, ma che oggettivamente, stando ai dati delle chiusure di attività fanno emergere sempre più una cieca assenza di futuro. Una crisi sociale che deriva soprattutto da crisi economica e crisi di identità.

Si comprende adesso come i nostri giovani e figli di un mondo del lavoro che scompare, siano costretti a nuove emigrazioni verso paesi europei. Una frantumazione sociale i cui sintomi riusciamo a leggere se solo facciamo attenzione alle sale gioco che si riempiono per tentare la fortuna con le slots machines, causando quella che si chiama dipendenza dal gioco detta “ludopatia”, i cui costi economici e sociali dovranno essere sostenuti dalla collettività. Credo che un forte e deciso intervento del mondo politico, a cominciare dal Presidente regionale dell’Anci e Sindaco di Vasto, dei sindaci dell’Alto e Medio vastese, delle associazioni di categoria (Confindustria, Assovasto), del Presidente della Giunta regionale  D’Alfonso e del vice Presidente della Regione con delega alle attività produttive Lolli, dei sindacati unitari, dei Parlamentari Amato del PD e Aiuti del M.5 S sono pagati molto profumatamente anche per occuparsi di lavoro,  possano fare passi seri presso il governo nazionale e presso il Ministero dello Sviluppo per analizzare e decidere quali interventi adottare per questa azienda che in Italia impiega circa 2000 dipendenti e maestranze.

Purtroppo le sanzioni che l’Europa ha inferto alla Russia sono, nel caso di Canali, ma anche di altri settori della nostra industria, profondamente negative in quanto ci risulta che la esportazione di questi prodotti di elegante e alta fattura destinati al mercato russo sono da molto tempo invenduti e restati nel magazzino. Un intervento politico deciso e autorevole affinché anche attraverso pressioni del nostro Governo, l’Europa prenda coscienza di quanto sia grave la situazione occupazionale in queste zone che ci sprofonda in una crisi che pare senza via di uscita.

Ivo Menna
Candidato Sindaco della città di Vasto,
coordinatore amianto (ONA), ambientalista storico.

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