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Un “ultimo brindisi” prima di demolire il gazebo

Si accinge a demolire il gazebo e per l’occasione invita la cittadinanza ad un “ultimo brindisi”. E’ la provocazione lanciata da Salvatore Tedesco, titolare del Bau bar Vasto di via Adriatica, destinatario di una ordinanza firmata dal dirigente della sezione urbanistica, Pasquale D’Ermilio.

Le opere che devono essere abbattute sono una canna fumaria realizzata sulla facciata posteriore dell’attività commerciale e un gazebo alto 2,57 centimetri con quattro pilastri in legno infissi alla base in altrettante fioriere. Tutte opere realizzate senza autorizzazione stando alle verifiche eseguite dai tecnici comunali, coadiuvati dal nucleo di polizia edilizia della polizia municipale.

Dal racconto del titolare del bar emerge una storia di ordinaria burocrazia.

“Quasi quattro anni fa consegnai agli uffici competenti un progetto per la realizzazione di un dehors esterno che andava a sostituire il gazebo in questione, da me trovato già allestito lungo via Adriatica dalla precedente gestione dell’attività, e che cercava di armonizzare la mia idea di locale con la bellezza della veduta del golfo di Vasto”, spiega il commerciante, “purtroppo quel progetto venne rifiutato ed io rinunciai a portare avanti un’ulteriore intervento, rassegnandomi all’idea, a mio parere non diffusa tra i vastesi, che non si possono installare strutture ricettive innovative e giovanili. Diversa è la questione inerente la canna fumaria che, invece, è stata installata l’anno scorso a seguito di un progetto di riqualificazione del locale curato per me da un architetto di fiducia nella totale garanzia di una piena aderenza al regolamento previsto. Qui la nostra buona fede non è bastata e stiamo immediatamente  provvedendo a rimediare all’errore commesso, senza nessuna intenzione polemica verso chiunque”.

La questione sollevata da Tedesco rappresenta uno dei problemi maggiormente sentiti dai commercianti del centro storico che da anni chiedono di installare i dehors, strutture provvisorie e rimovibili che consentono alle attività commerciali prive di spazi interni di restare aperti anche durante la stagione invernale, trovando l’opposizione della Sovrintendenza. La partita che si trascina ormai da tempo non è ancora stata definita, nonostante l’intervento delle associazioni di categoria, e a farne le spese sono gli esercenti.

Anna Bontempo

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