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Fondazione Mileno, i sindacati: “hanno deciso la chiusura”

E’ una denuncia forte quella che le organizzazioni sindacali consegnano alla stampa in merito alla situazione che si sta vivendo alla Fondazione Mileno di Vasto Marina e che si protrae ormai da tanto, troppo tempo.
“Alla già precaria situazione economica e finanziaria della Fondazione, se ne aggiunge un’altra che se non affrontata responsabilmente e adeguatamente in tempi ristretti, potrebbe portare al collasso alcune strutture sanitarie decentrate con tutte le conseguenze del caso”, scrivono i sindacati in una nota congiunta a firma di Ferdinando Costanzo (segretario provinciale FP-CGIL), Donato Tricase (CISL-FP), Domenico Fecondo (UIL-FPL), Camillo Di Felice, Daniele Leone e Venanzio Tilli FP-CGIL.

Infatti, nell’incontro tra dirigenza aziendale e organizzazioni sindacali tenuto il 12 ottobre scorso che avrebbe dovuto disegnare un quadro aggiornato sullo stato economico e gestionale della Fondazione le OO. SS. si sono viste comunicare “che la Regione Abruzzo, dopo aver dato alcuni segnali positivi, ha ripristinato la vigenza integrale dell’art. 14 del contratto, e per di più la ASL pagherà solo il 70 per cento della retta di degenza”, di fatto portando la Fondazione a procedere nel giro di un mese alla dimissione di tutti i pazienti inappropriati.

Ed i sindacati stigmatizzano quello che definiscono “l’atteggiamento incomprensibile dell’attuale direzione che, invece di risolvere, con una buona mediazione, una volta per tutte le criticità legate all’articolo 14 per prestazioni già effettuate, continua a far finta di niente, ignorando persino la sentenza del TAR che nel merito ha dato ragione a quelle che erano le posizioni della Regione e delle ASL, ossia che la retta per prestazioni “inappropriate” verrà pagata con una tariffa più bassa”.

Se, dunque, prima dell’incontro le aspettative erano altre Costanzo e C. denunciano di aver “dovuto assistere a ripetizioni pedisseque di fatti già noti e non condivisi, e inoltre, abbiamo dovuto subire minacce (dimissioni immediate dei pazienti) che, oltre a non risolvere tutte le questioni, finiranno per inasprire ulteriormente le già complicate e difficili relazioni sindacali, e tutto questo, in un momento così difficile non possiamo permettercelo”.
L’auspicio delle organizzazioni sindacali sarebbe stato quello di “un’apertura di un tavolo tecnico per affrontare concretamente un progetto di riorganizzazione aziendale e contestualmente condividere un piano di risanamento finanziario, in modo da poter ricreare i presupposti per la continuità di tutte le attività socio sanitarie, ma sfortunatamente nulla di tutto ciò”.

“Per tentare di capire come veramente stanno le cose – scrivono ancora i sindacati – cogliamo questa opportunità per chiedere:
• è stata fatta una analisi dettagliata sulle cause reali che hanno portato alla crisi e se a queste si aggiungono o sono determinanti elementi di una poco oculata gestione amministrativa;
• l’azienda ha delle precise STRATEGIE o quali azioni vuole realmente mettere in campo per uscirne fuori dalla CRISI in tempi rapidi, al fine di salvaguardare i livelli OCCUPAZIONALI e la struttura come risorsa per il TERRITORIO”.

Avanzano richieste precise le organizzazioni sindacali che chiedono innanzitutto all’azienda di saldare gli stipendi arretrati nell’immediato “e solo dopo, si potrà aprire un confronto nel merito per stabilire le modalità e i tempi di eventuali ritardi che saranno giustificati solo a fronte di dati certi e ben documentati”; quindi riterranno “eventuali dimissioni dei pazienti inappropriati, un atto contrario alla tutela dei più deboli e indifesi che non potranno, per nessuna ragione, essere usati come scudi umani per risolvere situazioni che vanno necessariamente affrontate nelle sedi istituzionali opportune”; infine, chiedono all’assessore regionale alla Programmazione sanitaria, Silvio Paolucci, “l’attivazione di un tavolo tecnico che vada ad analizzare il corretto fabbisogno tra livelli occupazionali e posti letto”.

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