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Peppino Forte, a Vasto la politica degenera

 

Da tempo a Vasto si assiste ad una campagna denigratoria messa in atto nei confronti degli amministratori della Città attraverso la presentazione di interrogazioni, interpellanze ed anche con circostanziate denunce (ndr: secondo i firmatari) alla Magistratura.

Iniziative divulgate e propagandante sugli organi di informazione a volte prima della presentazione ufficiale dei documenti presso gli uffici di protocollo delle pubbliche amministrazioni.

Documenti elaborati di soltio con una “goccia di veleno” tra le righe al fine si suscitare clamore e perplessità tra i cittadini ai quali, il più delle volte, si tenta di far capire che dietro ogni cosa che si fa nel Palazzo c’è qualcosa di poco chiaro, di losco, di interessi nascosti finalizzati ad agevolare gli “amici degli amici”.

Nell’assistere ormai con ritmo sempre più sostenuto a questo fenomeno (ndr: le elezioni amministrative sono alle porte e la caccia alle streghe tenterà ad aumentare) viene da fare alcune riflessioni ponendo alcune domande.

Prima domanda: in quasi dieci anni di gestione del Comune di Vasto da parte della maggioranza di centrosinistra quante denunce e quanti presunti misfatti sono stati denunciati, anche alla Magistratura dalle forze politiche di minoranza e da semplici cittadini?

La risposta a questa domanda è: tante!!!

Una seconda domanda: quanti casi di violazione delle leggi, con conseguenti condanne, hanno visto sul banco degli imputati pubblici amministratori della Città?

La risposta è: zero.

Terza domanda: è giusto che la lotta politica la si faccia denigrando l’avversario o facendo ricorso alla carta bollata?

La risposta a questa domanda la lascio a chi mi legge.

Nell’opera lirica il Barbiere di Siviglia, Basilio così canta:

La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo lo schiamazzo va crescendo prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco; sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta va fischiando, brontolando e ti fa d’orror gelar. Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un’esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale, che fa l’aria rimbombar. E il meschino calunniato, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello per gran sorte ha crepar.

Giuseppe Forte (Presidente del Consiglio Comunale)

 

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