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Sanità Abruzzo, contestato l’appalto da 51 milioni per l’assistenza domiciliare

C’è chi come Cisl e Cgil chiedono un immediato confronto con l’assessore alla Sanità ed il Commissario ad acta e chi invece ha già deciso di ricorrere alle via giudiziarie. Sta di fatto che l’appalto da 51 milioni di euro per l’assistenza domiciliare integrata in Abruzzo (Adi) da assegnare all’operatore economico che farà l’offerta più vantaggiosa (il bando è della Asl di Pescara in qualità di Asl capofila e scade a novembre) non va proprio giù, salvo eccezioni, a sindacati e cooperative. Agli stessi operatori cioé ai quali paradassolmente si rivolge.Per tre motivi: il primo, sollevato da Cisl Funzione Pubblica, è che il bando è rivolto anche a strutture non accreditate alla Sanità pubblica; il secondo è sul sistema del ribasso che sottenderebbe un decadimento della qualità dello stesso servizio; il terzo, sottolineato dalle cooperative, è sull’importo dell’appalto, oltre 51 milioni di euro, così alto da diventare irraggiungibile dalle realtà locali a meno che esse non si alleino – come già successo in altri bandi – con qualche colosso di fuori regione, con la conseguenza di consegnare le chiavi del servizio altrove. E in questo senso al tribunale amministrativo (Tar) ha deciso di rivolgersi l’Arcer, l’associazione tra sette centri riabilitativi abruzzesi fra i quali il colosso SanStefar, con 16 sedi nella regione, chiedendo l’immediato stop dell’appalto d’oro.

«Una gara al massimo ribasso è stata già sperimentata negativamente sulla qualità delle prestazioni erogate e sulla retribuzione contrattuale ai lavoratori nell’appalto regionale del Cup con capofila la Asl di Chieti e quello degli operatori servizi sanitari sempre nella Asl di Chieti», ricorda Davide Farina, responsabile sanità Fp Cisl Abruzzo, sollecitando, insieme al segretario regionale Fp Vincenzo Traniello, l’incontro con l’assessore Silvio Paolucci ed il governatore -commissario alla Sanità Luciano D’Alfonso. Ancora di più quando, fanno notare, che il futuro operatore economico, aggiudicatario della gara, potrà ulteriormente sub-appaltare il servizio sanitario, per gli aspetti che riterrà più opportuni, per un importo pari al 30% del valore dell’appalto.

Per la Cisl è quantomeno inopportuno affidare a terzi l’erogazione di prestazioni sanitarie di alto profilo e competenza professionale che, il Servizio sanitario regionale dovrebbe necessariamente gestire in forma diretta. «Inoltre esiste un ulteriore elemento di dubbia legittimità dell’intero appalto», spiegano Farina e Traniello, «anche i “pacchetti” di prestazioni riabilitative sono commissionati a soggetti economici “non accreditati” quando, oggi, in Abruzzo ci sono Centri di riabilitazione accreditati e convenzionati con la stessa Regione per erogare le stesse prestazioni». L’alternativa indicata dal sindacato è quella di seguire percorsi virtuosi che possano consentire al Sistema sanitario regionale di svolgere in forma diretta il servizio Adi .

«E un bando-omnibus che agevola solo qualche grossa cooperativa», è il parere di Carmine Ranieri, segretario della Funzione pubblica Cgil, «se la variabile principale è il prezzo, con ribassi clamorosi, il livello qualitativo passerà in second’ordine perché l’appalto finirà col privilegiare dei tuttologi che per definizione non sono in grado di fare bene tutto. Anzi…».

(fonte il centro)

 

 

 

 

 

 

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