Era il 14 agosto quando i tre rappresentanti istituzionali vastesi del Movimento 5 Stelle, ovvero l’europarlamentare Daniela Aiuto, il senatore Gianluca Castaldi e il consigliere regionale Pietro Smargiassi, annunciavano l’intenzione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica finalizzato a fare luce sul divieto di balneazione emanato dal primo cittadino Luciano Lapenna il 10 agosto, secondo i pentastellati in pesante ritardo rispetto alla pubblicazione dei dati da parte dell’ARTA risalente al 5 agosto.
Detto fatto. Il 21 settembre scorso i tre hanno dato concretezza a quell’annuncio depositando l’esposto tenendo quindi “alta l’attenzione sui gravi fatti accaduti lo scorso agosto, allorquando la rottura di una condotta nella Marina di Vasto produsse lo sversamento in mare di liquami fognari non depurati, che comportarono il superamento dei limiti di legge oltre i quali le acque balneabili devono ritenersi vietate alla balneazione”.
I tre attivisti vastesi attaccano: “L’Amministrazione comunale, appena ricevuti i dati dall’Arta, invece di apporre il divieto di balneazione, come previsto per legge, aspettò le analisi suppletive mettendo a rischio la salute dei bagnanti per diversi giorni. Eppure i dati rilasciati dall’Arta non lasciavano spazio a dubbi in merito a quella che fu una situazione drammatica, perché le diverse concentrazioni batteriche presenti nel tratto di rilevazione denominato ‘Nord molo Marina di Vasto’ superavano di gran lunga i valori di salubrità per le acque di balneazione”.
Da qui i quesiti rivolti alla Procura: “Quali sono state le misure tempestive ed urgenti che gli organi competenti, in primis l’amministrazione comunale, hanno messo in atto per difendere e tutelare la salute dei cittadini? Quali provvedimenti sono stati adottati per risolvere, una volta per tutte, il pericoloso scarico che insiste in quella zona?”