Il 15 ottobre il commissario della sanità Luciano D’Alfonso e l’assessore Silvio Paolucci saranno a Roma per discutere il nuovo piano sanitario con il ministero. Probabilmente il 7 ottobre ci sarà un preventivo passaggio in Commissione Sanità del Consiglio regionale. Un atto non dovuto, ma di semplice, anche se doverosa, cortesia istituzionale, dato che la materia sanità è, come si sa, esclusa dalle competenze del Consiglio per via del commissariamento che ormai data sette anni. Fu il governo Prodi ad alzare il cartellino giallo, ma fu Berlusconi con l’allora ministro Maurizio Sacconi, che sommava la Salute alla delega al Lavoro, a mandare il primo commissario da Roma dopo la caduta del governo regionale per l’inchiesta sanitopoli: Gino Redigolo, poi retrocesso a subcommissario in seguito al decreto che affidava ai presidenti di Regione il bastone commissariale.
Una infinità di tempo, sette anni, durante il quale il subentrante governatore-commissario Gianni Chiodi riportò in pareggio il bilancio, già nel 2010, con sacrifici costati molti mal di pancia alla sua maggioranza di centrodestra e all’opposizione di centrosinistra. Ma evitò, o non ebbe tempo (o volontà perché in disaccordo, come dichiara oggi), di toccare la carne viva della ristrutturazione sanitaria: la compartecipazione alle spese per la residenzialità e semiresidenzialità, la revisione della rete ospedaliera, e naturalmente la chiusura dei punti nascita che di quella è parte integrante. Questa parte oggi la sta portando avanti l’assessore Paolucci tra i mal di pancia di parte della sua maggioranza di centrosinistra e di tutta l’opposizione, compreso l’ex commissario Chiodi.
Il 15 ottobre a Roma D’Alfonso e Paolucci porteranno al tavolo del ministero tre questioni specifiche: gli adempimenti Lea (livelli essenziali di assistenza); lo stato di realizzazione della rete emergenza-urgenza e una bozza della classificazione degli ospedali. Su quest’ultima si sta mobilitando la politica locale (e regionale nei suoi rappresentanti locali) nel tentativo di evitare colpi di mano, come si dice, «a danno del territorio»: accorpamenti, tagli, razionalizzazioni.
LA RETE OSPEDALIERA. Che cosa prevede sugli ospedali il piano sanitario? Il principio da cui parte è la riqualificazione di una rete ospedaliera che appare arretrata rispetto alla domanda di sanità del territorio, e in base al decreto Lorenzin che stabilisce un rapporto tra unità operative e bacino di utenza. Il sistema studiato dalla struttura commissariale prevede di conseguenza una specializzazione dei singoli presidi, la concentrazione delle casistiche, e un rete di ospedali a complessità decrescente. In sintesi, la rete abruzzese prevederà 4 ospedali di primo livello (con specialistica non troppo complessa) all’Aquila, Chieti, Pescara, Teramo, all’interno dei quali prevedere discipline complesse che definiscono l’ospedale di secondo livello, evitando però le duplicazioni di reparto vietate dal decreto Lorenzin. A cascata il piano prevede altri tre ospedali di primo livello ad Avezzano, Lanciano e Vasto per bacini di utenza inferiori. Quindi una rete di quattro ospedali di base (non ancora individuati) sedi di pronto soccorso e di reparti di medicina interna, chirurgia generale, ortopedia, anestesia. Un ospedale con pronto soccorso sarà attivato anche a Castel di Sangro in virtù della localizzazione fortemente disagiata. Tra gli ospedali che oggi sono sede di pronto soccorso saranno individuate poi due strutture sedi di Urgency Room, una evoluzione dei Punti di primo intervento (Ppi). Nelle intenzioni del programmatore, questa rete ospedaliera dovrà operare in forte continuità, senza strappi o vuoti. Il piano sanitario ritaglia un ruolo anche agli ospedali privati, che avranno funzione complementare rispetto alle strutture pubbliche di cui andranno a integrare le prestazioni (soprattutto chirurgiche) sulla base della domanda.
All’interno di questa cornice c’è ancora molto da definire, soprattutto nella distribuzione delle singole discipline e dei singoli reparti. Ma se questa fase verrà affrontata a commissariamento finito, è facile prevedere un lungo e deprimente duello di campanile.
Antonio De Frenza