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A Carunchio sei giovani immigrati producono marmellate

Sono sei. Già li chiamano i “magnifici sei”. Sono ragazzi immigrati provenienti dal Mali, dalla Guinea e dal Gambia. Questi i loro nomi: Omar, Bubu, Sallah, Cherno, Malang, Dembo. Vivono a Carunchio e da alcuni giorni abitano in un casolare di pietra immerso nel verde poco lontano dal centro del paese. Sono allegri, sono contenti di vivere in Abruzzo anche perché sono stati bene accolti dalla popolazione. Culture diverse, religioni diverse, abitudini diverse, ma che si mescolano e convivono insieme. Adesso il loro principale obiettivo è quello di dare vita e far crescere quella che oggi è una piccola impresa di agricoltura sociale per la produzioni di prodotti biologici di nicchia a km 0. È un progetto ambizioso che vede impegnatissimi i sei giovani immigrati, che di questa iniziativa si sentono tutti indistintamente protagonisti.

A gestire il centro  di accoglienza migranti di Carunchio è la cooperativa Matrix. A loro chiediamo ulteriori e più approfondite notizie su questa bellissima iniziativa.

“È un progetto di inclusione sociale che offre a questi giovani migranti la possibilità concreta di diventare protagonisti del ciclo produttivo completo, dalla semina alla vendita”, dicono alla cooperativa Matrix. E aggiungono: “Oggi hanno realizzato le confetture con i frutti del prugnolo selvatico o spinoso. Si tratta di un arbusto che cresce spontaneamente nelle aree più incontaminate. Negli anni passati il prugnolo selvatico era largamente utilizzato come pianta officinale per le sue molteplici proprietà benefiche”.

Ma hanno davvero prodotto marmellata?
“Si. Subito dopo aver raccolto dieci chili di frutti, Malang, Omar, Sallah, Bubu, Cherno e Dembo hanno preparato con cura la confettura, poi opportunamente confezionata in appositi barattoli di vetro. Per questi giovani si tratta di una esperienza tutta particolare, unica. Ma è anche un modo per valorizzare le ricchezze naturali del territorio”.

È vero che i frutti del prugnolo selvatico fanno bene alla salute?
“Vero. Recentemente l’Istituto Superiore di Sanità di Roma ha scoperto che i frutti di questa pianta, insieme a una particolare miscela di aminoacidi, minerali e vitamine, possono contrastare ben l’80% delle cellule tumorali”.

I sei ragazzi immigrati come vivono questa esperienza?
“Con grande gioia. Ma soprattutto con grande serietà, quasi con professionalità. Si sentono utili e vogliono realizzare qualcosa di importante per loro, ma anche per la nostra terra”.

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