Le dichiarazioni di Mauro Febbo in merito alle scelte di Programmazione sanitaria portate avanti dall’Amministrazione regionale targata Luciano D’Alfonso, soprattutto in merito all’attivazione dell’ospedale di comunità in quel di Casoli trovano la replica stizzita di Andrea Fini, coordinatore del circolo PD casolano, il quale in una nota scrive: “Leggo con grande stupore le dichiarazioni rilasciate dal consigliere regionale Mauro Febbo nelle quali si afferma che il merito dell’apertura dell’ospedale di comunità a Casoli sarebbe della precedente giunta regionale di Centrodestra. Non c’è nulla di più falso!”
Fini accusa il centrodestra sottolineando come “sono i proprio i componenti della precedente giunta ad avere le maggiori responsabilità del disastro che si tenta di sanare perché dopo la chiusura dell’Ospedale di Casoli non hanno adottato nessun provvedimento per la messa in sicurezza del nostro territorio dal punto di vista sanitario, anzi la loro politica ha contribuito in maniera decisiva ad indebolire i servizi che qui erano presenti”.
Per il coordinatore locale dei democrat “l’apertura dell’ospedale di comunità è frutto di una delibera della ASL firmata pochi giorni fa dal Dott. Flacco e voluta fortemente dall’Assessore alla Sanità Silvio Paolucci quindi non capisco davvero quali sarebbero i meriti della giunta presieduta da Gianni Chiodi.
Inoltre il tema della riorganizzazione della medicina territoriale è stato affrontato in due dibattiti promossi proprio a Casoli nel giugno del 2013 e a ottobre del 2014; in quello del giugno 2013 i Giovani Democratici del Sangro-Aventino e il Pd locale avevano affrontato pubblicamente per la prima volta il tema dell’ospedale di comunità; successivamente ad ottobre 2014 l’assessore Paolucci aveva annunciato l’apertura di questo nuovo servizio presso la struttura ospedaliera dismessa”.
“Capisco la voglia di Febbo di prendersi meriti che non ha e di rimanere a galla politicamente – chiosa Fini – ma questa volta le sue affermazioni sono davvero fuori luogo e dovrebbe mostrare almeno rispetto nei confronti di un territorio che è stato da loro depauperato”