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Fusione delle Camere di Commercio Ch – Pe, è querelle tra Di Vincenzo e la Cna

La riforma della Pubblica Amministrazione passata alla Camera dei Deputati ieri porta con sé alcune riforme importanti come la soppressione del Corpo Forestale dello Stato, la riduzione delle Prefetture (e siamo pronti a scommettere che quella di Chieti ne subirà le conseguenze, ndr) e la riduzione delle Camere di Commercio mediante fusione, procedimento che da tempo stanno perseguendo gli enti camerali di Chieti e Pescara. Negli ultimi giorni, però, è montata una polemica proprio su questo delicato passaggio sulla base di un presunto debito fuori bilancio che metterebbe a rischio i conti della Camera di Commercio di Pescara, a danno quindi di quella di Chieti che secondo queste voci si troverebbe a gestire la fusione con un patrimonio inferiore al previsto.

Piccata la risposta di Roberto Di Vincenzo, presidente dell’ente camerale teatino, sulla questione, il quale senza mezze parole ha detto: “Se questo fosse vero sarei il primo a voler discutere della fusione su basi diverse, ma, fino a prova contraria, ritengo valido il bilancio approvato dall’assemblea della CCIAA di Pescara che è costituita come la nostra da imprenditori, che appartengono alle nostre stesse Associazioni e che viene validato da un Collegio dei Revisori dei Conti che è a sua volta presieduto da un dirigente del Ministero dell’Economia e Finanza.

Ciò detto, di fronte ad un così importante dubbio paventato, il Consiglio Camerale di Chieti, con parere unanime, ha deciso di costituire una commissione composta dalle due strutture camerali che in reciprocità faccia la verifica dei bilanci. E’ questo il modo costruttivo con cui mi piace affrontare i problemi”.

Il numero uno della CCIAA di Chieti ricorda come “quando alcuni mesi fa ho fatto la scelta di candidarmi a Presidente della Camera di Commercio di Chieti, ho proposto di mettere come primo punto del programma la fusione perché, al di là del non banale obbligo di legge di farlo, ho condiviso con i miei consiglieri l’idea di dare forza con la fusione alla nostra provincia, proponendo e realizzando una serie di progetti che costituiscano la opportunità di futuro. La forza industriale di Chieti, la storia del suo capoluogo, l’attrattività della costa dei Trabocchi, unite alla capacità magnetica della Città di Pescara sono gli elementi che costituiscono una realtà in grado di competere a livello nazionale. Il progetto camerale Chieti Pescara, con sede in Chieti ha questo ambizioso obiettivo. E su questo obiettivo voglio confrontarmi e scontrarmi. Le polemiche che nascono su interessi personali le trovo dannose e figlie dell’Italia che tutti diciamo di rifiutare, fatta di ritardi nelle scelte, di lentezze, di mancanza di futuro”.

Di parere diverso la Cna di Chieti che definisce i dubbi non come una “polemica giornalistica”: “da quello che abbiamo avuto modo di ascoltare in consiglio camerale c’è una lettera indirizzata alla Corte dei Conti, oltre alle perplessità espresse da diversi consiglieri camerali che non sono tra i dieci firmatari della lettera”, scrive la Cna che si esprime ancora una volta in modo “favorevole alla fusione delle Camere di Commercio di Chieti e Pescara”, ma si dice anche “sorpresa dall’interesse e la presa di posizione dei dieci consiglieri camerali che adesso chiedono più trasparenza e meno fretta nel processo di fusione.

Ricordiamo con rammarico, che quando queste stesse osservazioni furono fatte da noi della CNA nelle sedi opportune (il consiglio camerale) e a tempo giusto (quando la fusione doveva essere votata), non siano state condivise.
In tanti ci hanno riconosciuto la coerenza nelle nostre posizioni, ciò nonostante siamo stati definiti dei panda in estinzione che prendevano delle posizioni isolate per l’astio di non aver raggiunto i risultati sperati.

Speriamo che oggi qualcuno veda in quelle nostre posizioni lungimiranza e interesse nei confronti della Camera di Commercio di Chieti e delle imprese che essa rappresenta. Lungimiranza che gli altri solo ora hanno percepito”.
Tornando alla nota di Di Vincenzo la Cna dice di condividere “una cosa” , ovvero che “i due consigli camerali di Chieti e Pescara sono entrambi costituiti dalle stesse associazioni di categoria, ma a questo punto è evidente la scarsa comunicazione fra le associazioni delle due province, ancora più grave la mancanza di fiducia sull’altrui operato. Questo è un problema molto grave che andrebbe risolto ancor prima della fusione.

Sulla commissione da costituire, composta dalle due strutture camerali per effettuare la verifica dei bilanci, va precisato che nessuna decisione è stata presa dal consiglio. Non vi è stata una votazione ma sono state espresse solo opinioni”.

Anche la Cna non lesina frecce al curaro al numero della Camera di Commercio di Chieti quando afferma che “concordiamo con il Presidente che interessi personali siano dannosi per il nostro paese e fanno parte di una Italia che tutti vogliamo rifiutare, ma ci viene da pensare che la sua elezione sia stata il risultato del soddisfacimento di quegli interessi; altrimenti come si spiega la modifica allo statuto camerale, apportata nell’ultimo consiglio camerale, per consentire di nominare un terzo vice presidente?

Questa era una necessità, una esigenza della Camera oppure il dovere di rispettare accordi presi in precedenza per garantirsi l’elezione alla presidenza?

A questo punto, a fusione già deliberata, chi scioglierà i nodi delle tante perplessità poste tardivamente l’interrogazione parlamentare, l’operato del tavolo paritetico, tavolo costituito dai rappresentanti delle associazione delle due camere o la costituenda commissione dei tecnici delle due camere?”

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