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La Corte dei Conti chiede a Renzi di valutare lo scioglimento del Consiglio regionale d’Abruzzo

Una gestione finanziaria regionale anticostituzionale: questo è il quadro che emerge dalla Delibera n. 191 del 17 luglio 2015 della sezione regionale di controllo per l’Abruzzo della Corte dei Conti. I magistrati Maria Giovanna Giordano (presidente), Lucilla Valente (consigliere relatore), Andrea Luberti (referendario) e Angelo Maria Quaglini (referendario) hanno deliberato un vero atto d’accusa avverso la Finanza abruzzese arrivando finanche a segnalare al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, l’opportunità di sciogliere il Consiglio regionale d’Abruzzo sulla base degli articoli 120 e 126 della Costituzione della Repubblica italiana.

Sono ben 21 le pagine del documento redatto dalla Corte che contestano alla Regione Abruzzo le seguenti inadempienze contabili tuttora persistenti:
“- mancata adozione delle misure consequenziali alla parifica 2012, individuabili come di seguito:
· mancata conclusione del procedimento di riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2013;
· mancato riallineamento del ciclo di bilancio ad una tempistica conforme a normativa;
· mancato utilizzo dell’istituto di assestamento di bilancio per il 2013, 2014 ed anche, alla data odierna, per il 2015, e del riaccertamento dei residui per il 2013 e per il 2014;
· mancata esatta definizione del saldo netto da finanziare e del disavanzo effettivo di gestione;
· mancata conseguente iscrizione, nel bilancio di previsione 2015, del disavanzo effettivo di gestione, risultante da procedure certe e definitive;
– violazione del disposto normativo di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213;
– violazione dei termini contenuti negli articoli del decreto legislativo n. 118/2011, concernenti il riaccertamento straordinario al 31 dicembre 2014 e l’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2014.”

Per i magistrati della Corte dei Conti, dunque, “tali omissioni reiterate, in palese contrasto con la normativa isolano la Regione Abruzzo nel contesto delle Regioni italiane, dovendosi ritenere la sua gestione condotta in regime di fatto, con totale astrazione dalla realtà effettiva del bilancio e delle risorse finanziarie di cui il medesimo può disporre.
La “reiterata e pervicace” violazione dei principi volti al coordinamento della finanza pubblica costituisce – secondo la Corte costituzionale (vedi per tutte la sentenza n. 219/2013) – di per sé un’ipotesi di violazione di cui all’articolo 126 della Costituzione, poiché la Regione, in tale ipotesi, si sottrae a misure destinate ad operare sull’intero territorio nazionale, e viene meno agli obblighi solidaristici che gravano su tutti i soggetti componenti la Repubblica.
La valutazione in merito alla gravità di tali violazioni è, in ogni caso, rimessa al Governo e al Presidente della Repubblica, secondo lo schema dell’articolo 126 della Costituzione e delle sentenze della Corte costituzionale”.

Durissimo il commento a caldo del presidente della commissione Vigilanza della Regione Abruzzo, Mauro Febbo, il quale ha detto: “L’assessore Paolucci è tutto preso e concentrato sull’uscita dal Commissariamento della Sanità, per cui ritiene utile e necessario ricorrere alla macellerie sociale con la chiusura dei punti nascita e/o alla compartecipazione (‪ticket‬) pur di mettersi la medaglietta (che comunque non può essere sua) ma trascura e tralascia i suoi compiti di assessore al Bilancio, che sono sicuramente più gravosi e faticosi (in Sanità c’è un Commissario ed un sub commissario) dell’altra delega.

L. S.

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