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Incendi nella Riserva: Di Fabrizio, presidente della cooperativa Cogecstre dice la sua

Il presidente della cooperativa Cogecstre Fernando Di Fabrizio, ha portato all’attenzione della stampa un comunicato nel quale informa della facilità con la quale aree protette più estese e con a disposizione più operatori hanno dovuto far fronte a incendi che hanno seriamente compromesso la bellezza paesaggistica di quei luoghi. Il tasso degli incendi è aumentato; rispetto all’anno 2010 si sono verificati 3.297 incendi in più (+68%), la superficie totale interessata è aumentata di 25.470 ettari (+55%) e quella boscata di 19.073 ettari, scrive Di Fabrizio. Alla luce di questi dati, il presidente risponde anche alle polemiche, a suo dire fuori luogo, di Marco Di Michele Marisi sulla cattiva gestione della Riserva:

“ …Chi non sa niente è un ignorante ma chi sa e non dice niente è un criminale: con questo monito di Bertolt Brecht sento la necessità di intervenire sulla triste vicenda degli incendi dolosi che stanno distruggendo uno dei tratti meglio conservati dell’intera costa adriatica. Chi può fornire informazioni sugli attentati che stanno devastando la Riserva Naturale Regionale Punta Aderci ha il dovere di informare immediatamente gli organi di polizia e il Corpo Forestale dello Stato al numero telefonico 1515.  Il Corpo Forestale dello Stato, in tema di attività di prevenzione e repressione dei crimini incendiari, ha istituito da oltre 15 anni il Nucleo Investigativo Antincendi Boschivi (N.I.A.B.), che opera su tutto il territorio nazionale. Il Nucleo svolge funzione di coordinamento e indirizzo delle attività info-investigative e di analisi in tema di incendi boschivi e fornisce supporto operativo, investigativo e logistico agli Uffici territoriali del Corpo Forestale dello Stato, anche attraverso la ricerca dei reperti prelevati sui luoghi degli incendi e nelle analisi dei residui degli ordigni e degli inneschi. Le attività contro i crimini di incendio boschivo effettuate dai Comandi territoriali del Corpo Forestale dello Stato nell’anno 2012, hanno consentito di segnalare all’Autorità Giudiziaria 594 persone, di cui 543 per incendi colposi e 51 per incendi dolosi. Di queste, 15 persone sono state tratte in arresto, in applicazione di misure di custodia cautelare per incendio doloso, mentre 579 sono state denunciate a piede libero. Complessivamente, con riferimento al periodo 2000–2012, per il reato di incendio boschivo sono state segnalate all’Autorità giudiziaria oltre 5000 persone, di cui 164 tratte in arresto in flagranza di reato o sottoposte a misure di custodia cautelare. Analizzando i dati storici del periodo 1970-2012 dall’archivio storico del CFS si può verificare che il numero degli incendi boschivi in Italia si è mantenuto inferiore ai 10.000 l’anno fino al 1978 quando il numero degli incendi è stato di 11.000, mentre negli ultimi otto anni la superficie boscata bruciata in italia ha superato i 50.000 ettari ogni anno. Dal 1980 al 1989 la media annua degli incendi è stata di 93.000 ettari l’anno, una superficie di oltre 13 volte l’intero territorio del Comune di Vasto, ogni anno. Le situazioni più critiche si sono registrate nel 1985, per numero di incendi (18.664), nel 2007 per superficie boscata percorsa dal fuoco (116.602 ettari), nel 1981 per superficie totale (229.850 ha). Rispetto al decennio 2002-2011 la situazione si presenta tra le più critiche del periodo: il numero degli incendi ha fatto registrare un aumento del 17% in più rispetto alla media del periodo (superato solo dal 2007 con 10.639 eventi e dal 2003 con 9.697 eventi. Rispetto all’anno 2010 si sono verificati 3.297 incendi in più (+68%), la superficie totale interessata è aumentata di 25.470 ettari (+55%) e quella boscata di 19.073 ettari.

A questo triste bollettino di guerra l’affermazione del Signor Marco Di Michele Marisi “Non saranno certo le fiamme a cancellare la cattiva gestione di una Riserva, quella di Punta D’Erce, che negli anni è divenuta la sede di un’area politica, capace di appropriarsi, con l’arroganza che la contraddistingue, di luoghi e temi dai quali farebbe bene invece a stare distante” apparso sulla stampa locale in merito agli incendi sia all’interno sia all’esterno della Riserva Naturale Regionale Punta Aderci merita alcune dovute precisazioni. Purtroppo le fiamme hanno danneggiato ecosistemi naturali unici e interessanti dal punto di vista paesaggistico, nessuno degli operatori qualificati della riserva ha mai pensato di “appropriarsi con arroganza” di un bene naturale pubblico, ogni giorno il personale che opera in condizioni difficili si batte per difendere e tutelare l’area nell’interesse dell’intera collettività. Pur accettando il diritto di critica credo che in un momento così drammatico per la riserva bisognerebbe trovare possibili soluzioni per individuare e smascherare i criminali che stanno attentando all’area protetta con azioni illegali, inqualificabili. Nei paesi nordici certamente più interessati alla tutela dell’ambiente, in casi del genere perfino i gruppi politici opposti trovano una linea di fermezza contro gli attentatori, nella nostra penisola meridionale l’esercizio più facile è quello di trovare momenti di polemica per attacchi politici. Ricordo qualche anno fa l’attacco dello stesso tono rivolto dal Di Michele alla gestione della Riserva per una presunta “auto blu” in realtà mai acquistata dalla cooperativa che gestisce l’area, senza nessuna rettifica per l’abbaglio preso. Tornando al problema degli incendi è opportuno far notare, purtroppo, che le migliaia di incendi che divampano ogni anno nelle aree più selvagge del paese, restano nella maggior parte dei casi impuniti sotto gli occhi inermi degli enti gestori delle aree protette dalla Sardegna alla Liguria, dalla Toscana alla Calabria e, ovviamente, all’Abruzzo. Del resto perfino le riserve più strutturate con 50 volte il personale della riserva di Punta Aderci, come la Riserva dello Zingaro in Sicilia non riesce ad evitare gli incendi dolosi. In questa regione, dove operano 28.000 forestali, non si è riusciti ad evitare i circa mille incendi solo lo scorso anno (prima regione in Italia). Noi, insieme ai cittadini, agli Enti pubblici ed alle associazioni portatori di interessi diffusi, ci riteniamo parte lesa per gli attentati incendiari subiti, anche per i danni materiali alle staccionate e ai sentieri ed è come se di fronte ad un terribile stupro anziché perseguire l’attentatore si cerca di condannare la vittima che ha subito la violenza.

Rispetto alle critiche sulla gestione della riserva la Cooperativa che ha stipulato la convenzione per l’affidamento dei servizi non ha tra i compiti specifici l’attività antincendio e la rimozione dei rifiuti. Questo non significa ovviamente che non si preoccupa degli aspetti legati alla tutela e alla migliore fruizione dell’area ed al monitoraggio continuo delle presenze sempre più massicce dei visitatori. La riserva ha numerosi ingressi liberi ed è davvero difficile controllare 24 ore al giorno tutti i punti di accesso. Si tratta di gestire una quantità impressionante di visitatori, circa centomila ogni anno, con esigenze di vario tipo; il centro visite della riserva accoglie migliaia di visitatori ad ogni stagione con un servizio adeguato allo standard di un’area naturale protetta. Certamente bisogna sempre migliorare il servizio offerto alla comunità locale e ai numerosi turisti stranieri ma occorre anche sgombrare il campo da pregiudizi e attacchi legati ad una propaganda ideologica che certamente non aiuta ad individuare i veri criminali che andrebbero consegnati alla giustizia. Per questo motivo ci limiteremo a quest’unica nota stampa per una doverosa comunicazione nei confronti dei cittadini vastesi senza alimentare la polemica politica, mentre stiamo cercando alcune soluzioni tecnologiche per individuare i responsabili dei misfatti in collaborazione con esperti nazionali del settore digitale”.

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