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Se questo è un Paese

 

 

 

 

E poi ci scandalizziamo che tanti, troppi italiani sono allergici alle regole, che l’antistato è comportamento ormai diffuso e, poco o tanto, molti cercano scappatoie per pagare meno tasse o non pagarne affatto e magari la preoccupazione quotidiana è come farla franca in barba ad ogni legge! Forse non sapevamo,però, che  l’addestramento a questi comportamenti viene da lontano. Avevamo, sì, letto  di genitori scandalizzati dal comportamento dei carabinieri che si erano permessi, addirittura, di scoprire la droga in tasca ai loro figli (“ma non avete nient’altro da fare?” , il loro apprezzamento alla notifica dei carabinieri), ed altre assurde difese di giovani rampolli in difficoltà.  Ma che il ricorso a  comportamenti fedifraghi rientrasse nei sistemi educativi di alcuni (si spera) genitori, non lo avevamo ancora letto e neppure immaginato. Invece la realtà, come spesso accade, supera la fantasia e oggi leggiamo sui giornali di un papà che, in apprensione per la prima prova scritta di maturità della figlia,da moderno “pater bonus” cerca di darle una mano via whatsapp con appunti, schemi ecc. ma trova, inopinatamente, il telefono della figlia  spento: magari l’ha lasciato all’ingresso, come usa da un po’ di anni alla “Maturità”, o forse la ragazza  l’ha spento in ossequio alla norma o per timore delle conseguenzese scoperta, e allora cosa fa il papà? Sempre più nel panico, preoccupato e intenzionato ad aiutare la figlia, invia un estremo messaggio: “e accendilo questo telefono, fifona!”. Ecco: la figlia è “fifona” (ovvero “stupidotta”) perché rispetta la norma, magari convinta o per necessità, invece avrebbe dovuto, come fanno in tanti, lasciare alla Commissione il telefonino da 20 euro e tenersi nella borsetta quello da 200,  pronta ad inviare messaggi e a riceverne!

Non è finita: la notizia viene commentata su facebookda molti utilizzatori di questa risorsa informatica e tanti commenti non solo sono favorevoli al genitore iperprotettivo, ma si scagliano, anche, contro i poveri malcapitati che cercano di ricordare che, forse, esistono delle regole: “moralisti d’accatto”, “bigotti” ecc. sono gli appellativi più gentili!

Ora qui non è in discussione se uno studente, all’esame di maturità, può o meno provare a copiare o farsi aiutare da un compagno o chiedere una  copia: alzi la mano chi non ci ha provato almeno una volta! In questo campo la fantasia dei ragazzi ha mille risorse: persino mezza versione di greco infilata nel reggicalze, che per leggerla bisognava sollevare la gonna fin sopra la coscia, nella convinzione, naturalmente, che il Commissario d’esame, per delicatezza, avrebbe girato lo sguardo…Bensì l’assoluta refrattarietà degli adulti a qualsiasi regola, qualsiasi comportamento corretto, allergici finanche  a quelle fondamentali norme educative che rappresentano il destino sociale o la ragion d’essere di una scuola che tra i suoi compiti, forse, non dovrebbe avere il mero addestramento alla furbizia.

NICOLANGELO D’ADAMO

 

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