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Iannone: «Voglio l’eredità di Rossi»

Nel 2013, il grande salto dei migliori, la MotoGp, dopo tre campionati da applausi nella Moto2. L’anno scorso, la conferma che il talento c’è e può regalare nel prossimo futuro un grande carico di emozioni agli appassionati del tricolore declinato al motociclismo. Per Andrea Iannone, classe ’89, abruzzese di Vasto, il 2015 è l’anno della grande rincorsa ai primi della classe. La Ducati gli ha messo a disposizione una moto veloce e affidabile e i test di inizio stagione hanno dimostrato che la strada intrapresa dalla casa di Borgo Panigale è la migliore possibile. Sotto a chi tocca.

Lo sente ripetere da anni, da quando ha cominciato a correre forte sulle piste di tutto il mondo: «Andrea Iannone è l’erede di Valentino Rossi»… 

Più lusingato o infastidito?

«Né l’una, né l’altra. So che non sarà affatto semplice riuscire a ripetere i successi di Valentino, anche se sarebbe certamente una bella roba se dovessi davvero riuscirci. Sono comunque felice che le persone vedano questo potenziale in me, non nego che sia una bella soddisfazione. Ricordiamoci però che Valentino ha vinto molto e per tanti anni. È sempre stato ad altissimi livelli e non sarà facile eguagliare i suoi trionfi».                                            

«Cercavo queste sensazioni da due anni», ha detto dopo aver girato sulla nuova GP15 della Ducati. È la moto che le consentirà di colmare il gap con le Honda e con le Yamaha ufficiali?

«La GP15 ci ha dato sensazioni positive e ci fa ben sperare. Davanti a noi abbiamo molto lavoro da fare, perché tutti crediamo che con questa moto possiamo essere veloci e lottare ad alti livelli. Questo è il nostro obiettivo».

Gigi Dall’Igna, il grande capo del progetto Ducati nella MotoGp, ha già stabilito il traguardo per il campionato 2015: vincere almeno una gara. Crede davvero sia possibile?

«Tutto è possibile, perché quando corri devi pensare in maniera positiva e ambire al massimo risultato. È un traguardo difficile, inutile nasconderlo, ma sono convinto che tutti in Ducati, dai piloti ai meccanici, lavoreranno nella giusta direzione per riuscire a raggiungerlo».

Marc Marquez aveva il poster di Valentino Rossi in cameretta. Lei?

«Anch’io avevo il poster di Vale in cameretta. A livello sportivo, è l’eroe della mia generazione. Io ho 25 anni, lui ne ha dieci più di me. Quando ha iniziato a vincere forte, avevo appena cominciato a fare le mie prime gare nei campionati italiani. Per i ragazzini come me, Rossi era l’esempio da seguire».

Come si batte il campione del mondo in carica della MotoGp? Lei ha già avuto la meglio su di lui quattro volte ai tempi della Moto2.

«Come si battono gli altri, ovvero correndo più forte. Non credo ci sia un metodo particolare per riuscirci. Semplicemente, bisogna essere più veloci di lui. Per farlo, è però necessario che tutto funzioni: la moto, la squadra, il pilota. Se tutto gira al meglio, puoi battere chiunque».

 Chi è Andrea Iannone nella vita di tutti i giorni? Si dice che adori portare collane d’oro e guidare auto di lusso.

«Sono quello che sono, è difficile dire di più. Posso descrivermi in tanti modi, ma molto dipende dal giorno o dal periodo che sto vivendo. Sono un ragazzo normalissimo, che si sveglia, fa colazione, ama gli gnocchi al ragù, studia inglese, si allena al mattino e al pomeriggio, poi, alla sera torna a casa per dormire. Come capita a tutti, ci sono momenti in cui mi posso divertire di più e altri in cui devo lavorare sodo».

 Qual è la rinuncia più grande che ha fatto per correre in moto?

«Nessuna, non ho mai rinunciato a niente. Il mio sogno era correre con le moto e ci sono riuscito».

Non fosse diventato un pilota professionista, quale mestiere le sarebbe piaciuto fare?

«Ho provato a giocare a pallone, ma non è andata bene. Io e il calcio eravamo due cose abbastanza diverse. Se non fossi diventato un pilota di moto, sarei comunque diventato uno sportivo, magari un pugile o un atleta di Kung-Fu. Devo ammettere che lavorare non mi piace molto».

È stato testimonial della campagna di sensibilizzazione contro l’uso del telefonino mentre si guida. Come convincere i giovanissimi che è un’abitudine pericolosissima?

«Ripetendolo il più possibile. Io l’ho fatto con un video. Usare il telefonino mentre si guida è un errore che commettevo anch’io».

Ha iniziato la sua carriera con l’Aprilia. Cosa ne pensa delle difficoltà che sta incontrando la casa di Noale al ritorno nella MotoGp dopo dieci anni di assenza?

«Correre in MotoGp non è semplice. La tecnologia richiesta è molto alta e servono tanti soldi per raggiungere buoni livelli di prestazione. Auguro all’Aprilia di diventare competitiva il prima possibile, perché ne guadagnerebbero tutti, sia il campionato, sia i piloti».

Qual è il suo rapporto con la paura? Crede che un pilota debba o possa permettersela?

«Non mi è mai capitato di pensare alla paura. Se succede, meglio non scendere in pista».

Valencia, 9 novembre 2014: se chiude gli occhi, cosa vede?

«Vedo Marquez che mi distrugge il braccio due settimane prima nelle libere di Sepang. Scherzi a parte, cosa posso dire, è stato un bellissimo weekend. A Valencia siamo stati molto veloci, tanto che ci siamo giocati la pole position io e Vale, che è poi riuscito a strapparmela per pochissimo. La gara non poteva finire diversamente. Perché nelle condizioni in cui ero non potevo fare di più, non avrei potuto mantenere quel passo e tenere testa al ritorno di Marquez e dello stesso Valentino. Se ho pensato alla vittoria? In MotoGp non hai il tempo per pensare. Si va così tanto forte, che sei sempre concentrato sulla pista. Se non lo fai, rischi di commettere un errore».

Il suo traguardo per il 2015?

«Come all’inizio di ogni stagione, il mio obiettivo è fare meglio dell’anno precedente. Detto questo, non nascondo che mi piacerebbe lottare costantemente con i piloti più veloci in ogni gara, per raccogliere i risultati importanti che ancora mi mancano in MotoGp. Se in Ducati continuiamo a crescere come stiamo facendo, non potrà che andare bene».

Dario Pellizzari (Avvenire)

 

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