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Palazzo d’Avalos, Smargiassi (M5S): impegni rimasti solo sulla carta

Il crollo del muro della chiesetta di via S. Lucia torna a riacuire le preoccupazioni per una città che sembra sul punto di franare in toto. Franano i muraglioni di Palazzo d’Avalos, il muro della chiesetta, le strade, io terreni…
Ed è proprio su quanto accaduto per la storica residenza marchesale sul muraglione del quale campeggia ancore un telone azzurro dal 26 gennaio scorso che trovano le basi le accuse lanciate dal consigliere regionale Pietro Smargiassi a chi amministra Palazzo di Città e Palazzo Silone. Ecco la nota del “grillino”.

Sono trascorsi quasi due mesi dall’approvazione della mia risoluzione sulla situazione critica di Palazzo d’Avalos: il voto favorevole del Consiglio regionale ha impegnato il presidente Luciano D’Alfonso e la sua Giunta ad approntare misure urgenti per la messa in sicurezza delle mura e a stanziare un fondo adeguato.

Questo impegno è rimasto sulla carta. I lavori non sono ancora partiti e nessun fatto lascia sperare in interventi risolutivi a breve termine. A cosa servono allora le risoluzioni? A ricevere dopo due mesi la promessa dell’assessore Mazzocca che fra altri due mesi sarà tutto risolto?

Quanto valgono certe promesse lo sa bene chi ancora sta aspettando l’inaugurazione della Casa Salute di Celenza sul Trigno, garantita entro 120 giorni da D’Alfonso l’estate scorsa.
Non si potevano almeno mettere al sicuro i tesori custoditi proprio nell’ala sud-est di Palazzo d’Avalos, punto di particolare fragilità?

Nell’incuria generale della politica a tutti i livelli istituzionali, dall’Amministrazione comunale alla Regione, Vasto continua intanto a franare: mi è appena giunta la notizia del crollo delle mura della vecchia chiesetta di via Santa Lucia, non quattro mura qualsiasi ma una struttura sotto la soprintendenza ai beni culturali, che ha fra l’altro distrutto un’auto e danneggiate altre tre.

Il sindaco Lapenna se la cava mandando tardive letterine d’allarme a D’Alfonso e la Regione se la cava accumulando promesse mai mantenute: di concreto la nostra classe politica non sta facendo nulla.
Prima di vedere qualche politico muoversi sul serio, che altro deve succedere? Ci deve scappare il morto? Dobbiamo pregare che faccia sempre bel tempo e che Palazzo d’Avalos non si sbricioli del tutto al prossimo diluvio? Dobbiamo aspettare che Vasto perda definitivamente uno dei suoi maggiori simboli culturali?

Del resto il presidente D’Alfonso, nonostante l’abitudine di farcire di aneddoti filosofici e citazioni colte i suoi discorsi, non deve avere una grande considerazione per la cultura, visto che l’ha usata come merce di scambio per la compravendita di un nostro consigliere. A proposito: il neo-delegato alla Cultura cosa sta facendo per Palazzo d’Avalos? Sa almeno come è fatto, sa qualcosa di quello che c’è dentro? Ha voluto la poltrona, quindi ora saltasse in sella al suo motorino e si mettesse al lavoro, invece di sonnecchiare e leggere il giornale durante consigli e commissioni come un democristiano novantenne.

Fra un’amministrazione inefficiente e un delegato inutile, Vasto vede la sua storia e la sua cultura sgretolarsi: c’è solo la speranza che sia il segno del decadimento finale di un certo modo di fare politica, a cui seguirà la rinascita con un nuovo corso, grazie ai cittadini entrati nelle istituzioni.

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