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Un buon parroco che ha raggiunto la porpora cardinalizia

Oltre vent’anni di ministero episcopale in due arcidiocesi dell’Italia centrale, preceduti da un lungo servizio nella Curia romana: si può riassumere così l’esperienza del cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo. Settanticinque anni, è nato a Serripola di San Severino Marche, in provincia di Macerata, il 14 ottobre 1939. Un primo modello umano e sacerdotale è stato per lui il parroco del periodo dell’infanzia, ricordato in particolare per aver promosso l’accoglienza della famiglia del medico partigiano Mosè Di Segni, con la moglie e i primi due figli, i piccoli Elio e Frida (il terzogenito, l’attuale rabbino capo di Roma, Riccardo, non era ancora nato). Tra i bambini del paese che giocavano con loro c’era anche Edoardo Menichelli, che proprio di recente ha ricordato quella circostanza riabbracciando i suoi vecchi compagni di infanzia in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di San Severino ai fratelli Di Segni nel 2011. Dopo aver frequentato gli studi medi e ginnasiali nel seminario di San Severino Marche (la diocesi di origine che nel 1986 è stata unita all’arcidiocesi di Camerino con la denominazione di Camerino – San Severino Marche) e quelli filosofici e teologici nel Pontificio seminario regionale Pio XI di Fano, si è trasferito a Roma, presso la Pontificia università Lateranense, dove ha conseguito la licenza in teologia pastorale. Ordinato sacerdote il 3 luglio 1965, per tre anni è stato vicario della parrocchia di San Giuseppe a San Severino Marche e contemporaneamente ha insegnato religione nelle scuole statali. Nel 1968 è stato chiamato a Roma dov’è rimasto per ventisei anni, lavorando fino al 1991 come officiale presso il Supremo tribunale della Segnatura Apostolica e in seguito presso la Congregazione per le Chiese Orientali come addetto di segreteria. Ha ricoperto anche l’incarico di segretario particolare del cardinale prefetto del dicastero Achille Silvestrini.

Negli anni romani, a partire dal 1970 e fino alla nomina episcopale, ha prestato la sua opera come cooperatore presso la parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, al quartiere Trieste, seguendo soprattutto la pastorale familiare. È stato inoltre assistente spirituale nella clinica Villa Mafalda per più di vent’anni e ha anche collaborato con il consultorio familiare della facoltà di medicina al Policlinico Gemelli, dove per alcuni anni ha insegnato etica professionale nella scuola per infermieri. Ha infine preso parte attiva al Sinodo della diocesi di Roma, conclusosi nel 1993 dopo un cammino settennale. Il 10 giugno 1994 Giovanni Paolo II lo ha nominato arcivescovo di Chieti-Vasto, successore di Antonio Valentini, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il successivo 9 luglio ha ricevuto l’ordinazione episcopale a Roma, dal cardinale Silvestrini. Ha scelto come motto: Sub lumine Matris. Durante il suo ministero abruzzese ha lavorato soprattutto per rilanciare la vita pastorale, senza tralasciare un attenzione particolare per la riforma dell’organizzazione economico-amministrativa dell’arcidiocesi. Dieci anni dopo, l’8 gennaio 2004, è stato trasferito alla sede metropolitana di Ancona-Osimo, successore di Franco Festorazzi. Ha fatto ingresso il successivo 7 marzo, portando anche nel capoluogo marchigiano il suo stile semplice e diretto. L’11 settembre 2011 ha accolto Benedetto XVI in visita pastorale ad Ancona, dove nel cantiere navale ha presieduto la messa conclusiva del venticinquesimo Congresso eucaristico italiano. Per espressa volontà dell’arcivescovo, la grande assise nazionale è stata connotata da una triplice scelta tematica — racchiusa in tre “c”: celebrazioni, carità e cultura — e da alcuni particolari incontri con il Papa: uno riservato agli sposi e ai sacerdoti insieme, per recuperare un’identità vocazionale e riscoprire il comune impegno educativo; e un altro con i fidanzati, per manifestare loro la vicinanza della Chiesa. Ma la visita viene ricordata anche per un altro significativo momento: il pranzo condiviso dal Pontefice con una rappresentanza di operai in cassa integrazione e alcuni poveri assistiti dalla Caritas.
Vice presidente della Conferenza dei vescovi marchigiani, nella Conferenza episcopale italiana è membro della commissione per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. È inoltre assistente ecclesiastico nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci).
Un riconoscimento alla sua speciale attenzione pastorale alla famiglia è venuto dalla nomina pontificia a membro della terza assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia (ottobre 2014), di cui è stato relatore del circolo minore italiano.

Buon cammino don Edoardo!

Massimo Stivaletta

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