Dopo il crollo del muro di sostegno dei giardini napoletani di Palazzo D’Avalos, i tecnici che stanno eseguendo il monitoraggio delle falde sotterranee dello storico edificio, hanno “scoperto” un pozzo che raccoglie le acque, seguendo la canalizzazione delle caditoie. “Bella scoperta!” Noi l’avevamo pubblicato il 28 ottobre 2014 anche in riferimento a una denuncia del responsabile di “Giovani in Movimento” Marco di Michele Marisi, che accennava al cortile del palazzo che stava sprofondando; e ad un intervento del consigliere regionale del movimento 5 Stelle Pietro Smargiassi che aveva rilevato lo spettacolare cedimento della pavimentazione nei pressi del pozzo. Da parte nostra avevamo rilevato la “criticità della condizione del cortile interno, al di sotto del quale esiste una cisterna di grandi dimensioni che necessita di una accurata verifica sulla sua staticità e sulla raccolta delle acque che occorre svuotare con interventi mirati per evitare che la pressione della grande quantità d’acqua provocherebbe ulteriori lesioni ai muri. Questo è il pericolo maggiore che incombe sulla staticità di Palazzo D’Avalos che deve essere immediatamente evitato per scongiurare un più grave dissesto”.
Lo avevamo allora previsto ma evidentemente quanti oggi parlano, a sproposito, senza alcuna cognizione e che si dicono preoccupati di quanto sta accadendo, non leggono i giornali e non hanno nemmeno memoria di quanto è accaduto nel 1956 con la disastrosa frana che ha sconvolto il lato orientale della Città: esistono pubblicazioni perizie, interventi, faldoni di giornali sistematicamente ignorati dai responsabili, a tutti i livelli, dell’amministrazione della cosa pubblica. Ma a questi disattenti protagonisti delle vicende della città del Vasto, prima di ergersi a “guaritori improvvisati” consigliamo di leggere il pregevole volume “Palazzo D’Avalos in Vasto” (Carsa ed. 1990 – con il supporto della Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti) della prof. Angelora Brunella Di Risio, dove testualmente, a pagina 135, è scritto: “…altre importanti opere restano da fare, come, ad esempio il ripristino del portico del cortile interno e la pulitura ed utilizzazione della cisterna sotto l’area del cortile. Lavoro, quest ‘ultimo, che non è stato ancora possibile attuare (e che si rimanda a dopo il consolidamento delle murature e delle fondamenta di tutto il palazzo) perchè lo svuotamento della cisterna di grandi dimensioni e piena d’acqua potrebbe portare a delle lesioni nelle murature dovute al fatto che verrebbe a mancare la pressione laterale della massa d’acqua”.
Dopo questa altra constatazione a noi non resta altro che biasimare il comportamento disinvolto con cui gli organi preposti hanno affrontato il problema, oltre alla denuncia della proverbiale disattenzione verso quanto accade in Città, non da ora, anche da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici (a Palazzo D’Avalos vi sono i Musei) che hanno agito con deprecabile superficialità e se oggi si parla di “scoperta” di una cisterna sotto il cortile di Palazzo D’Avalos, dopo il crollo, ma di cui da tempo immemorabile si aveva notizia, che la Prof. Angelora Brunella Di Risio, aveva accennato nel suo volume, già nel 1990 e che noi il 24 ottobre 2014 avevamo pur pubblicato, vuoi dire che quanti oggi si affannano attorno alla “scoperta” non hanno capito proprio nulla. Ed è gravissimo per una Città, come Vasto,antico municipio dei Romani,custode di millenaria storia e di reperti archeologici di inestimabile valore,che quanti dovrebbero essere “esperti” della sua consistenza,anche urbanistica, si sono mostrati “ignoranti”.
Giuseppe Catania
(da blog Noi Vastesi)