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La presentazione de L’Accademia de’ Scugnizze ai politici di opposizione

L_accademia de' scugnizzeSabato 7 febbraio a partire dalle ore 20.00, nella sede di Giovani in Movimento in corso Garibaldi 41 a Vasto, ai politici di opposizione verrà presentata “L’Accademia de’ Scugnizze”, associazione culturale e laboratorio di arte filodrammatica onlus. Questo il programma dell’evento:

La Scugnizza Daniela Storto farà agli invitati intervenuti la presentazione dell’Accademia, di tutti gli Scugnizzi suoi componenti, delle sue finalità statutarie e dei suoi programi a breve termine;

La Scugnizza Di Sarno Filomena reciterà due sue poesie in vernacolo napoletano: La nascita di Napoli e ‘A Pizza;

Degustazione del susamiello, tipico dolce natalizio vesuviano, bagnato nel vermouth

Saluto di commiato agli intervenuti.

Note su  L’Accademia de’ scugnizze. Tradotto, L’Accademia degli scugnizzi.

Perché Accademia e perché scugnizzi?

Accademia, dal greco Acadêmeia, bosco consacrato all’eroe Académo, dove insegnava Platone. Nel nostro caso, luogo dove sviluppare l’arte filodrammatica, (absìt iniuria verbo verso i professionisti di tale arte) e valorizzare tradizioni o prodotti locali (prevalentemente il vernacolo napoletano … extra moenia, fuori le mura, fuori Napoli, qui a Vasto, bellissima città del Regno più bello esistente una volta, dove, sembra, risiedono non pochi esuli napoletani, come molti di noi,… extra moenia, Prevalentemente, dicevo, ma non esclusivamente, non escludendo cioè opere che napoletane non sono).

Avremmo potuto, allora, chiamarci della pizza o del mandolino, tipici e più noti stereotipi che meglio raffigurano il prodotto partenopeo, ma … entrambi, soggetti inanimati. Abbisognava, invece, di un qualcosa di dinamico, di vitale, di frizzante, di geniale; più di uno stereotipo, c’era bisogno di un archétipo della partenopeità, di un qualcosa che nel pensiero di Platone è l’idea intesa come modello trascendente delle cose sensibili ed in quello di Jung, è l’insieme delle immagini presenti nell’inconscio collettivo che rimandano a esperienze ancestrali: lo scugnizzo!

Chi è lo scugnizzo?

Lo scugnizzo è un ragazzo che la mattina non vede l’ora che spunti il sole per poter scappar via dal basso, un vano stretto ed umido, in cui vive assieme alla famiglia, quasi sempre numerosa, e scorrazzare libero in istrada, vento in faccia, assieme ad altri suoi coetanei.

Il termine scugnizzo prende origine dal verbo scugnare, scalfire lo strummolo (rudimentale trottola di legno dotata di una punta di ferro, asse su cui ruota dopo aver ricevuto una forza rotante impressa dal suo proprietario a mezzo di una cordicella – proverbiale l’amara constatazione del soccombente, per aver perso la competizione perché in possesso, ahimè, di uno strummolo a tiritèppete, cioè sbilanciato sull’asse, e ‘a funicella corta, quindi avendo potuto imprimere poca forza rotante).

Lo scugnizzo è un inno alla vita-a-prescindere; col suo acume nell’arte del relazionarsi col prossimo, riesce a divertirsi sempre, comunque e nonostante. Lo scugnizzo ha troppo sofferto, ed è grazie all’esperienza acquisita dalle sofferenze patite che ha potuto conseguire, a pieno titolo, all’Accademia della Strada, la Laurea del Marciappiede, Facoltà Sajittèra (feritoia, griglia delle fognature. Ed anche qui è utile menzionare il vecchio adagio: doppo tant’anne dint’ ‘e sajittére, s’addiventa zoccole. Tradotto, dopo molti anni vissuti nel disagio (e Dio solo sa quanti ne sono stati, quanti ne sono e quanti ne saranno), si diventa particolarmente astuti – qualche sociologo dovrebbe sviluppare meglio questa teoria prima di porre sotto assedio mediatico Napoli ed i napoletani). Maestro nell’arte di arrangiarsi, è un tributo all’istinto di sopravvivenza, ma anche alla capacità di accettare la vita così come viene, filosoficamente, senza patemi e senza prenderla troppo sul serio. E questa filosofia è tra le sue più grandi ed apprezzate qualità.

Oggi, purtroppo, lo strummolo è scomparso, non esiste più, ha lasciato il posto ad altri giocattoli, molto più sofisticati e costosi e giocati non in strada (la strada oggi è riservata al caotico traffico e ad altri ragazzi che non si chiamano più scugnizzi bensì muschilli, spacciatori, drogati) ma in apposite sale, veicoli, tra l’altro, di tante bassezze morali. E, con lo strummolo, è, ahimè, sparito anche lo scugnizzo, non esiste più. Non capiva niente di questa modernità e da maestro rischiava di divenire un ottuso scolaro. Allora ha preferito tornare là da dove era venuto, in quel mondo primordiale, ancestrale. E’ ritornato all’Acadêmeia, nella speranza che Platone, almeno lui, riesca ad aggiornarlo in merito a tutte queste moderne diavolerie.

Perché lui, in questo mondo, in tutta franchezza, … proprio, non ci capisce niente!

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