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Nel prossimo Consiglio comunale approderà la questione Molino Village

sigilli-villaggio molino - 1Approderà probabilmente entro la metà di gennaio nell’Aula Vennitti la questione del Molino Village dopo la seconda diffida, trasmessa all’ufficio di presidenza del Consiglio comunale, ad inserire la discussione sulla questione nell’Odg della prossima seduta dell’assise civica. In particolare l’imprenditore che ha realizzato la struttura nella zona sud della Marina chiede, nel rispetto della norma regionale  49 del 2012, il cambio di destinazione d’uso del Village per poter sanare le irregolarità urbanistiche che gli contesta la Magistratura.

In effetti i consiglieri comunali, peraltro già pesantemente divisi in sede di Commissioni, dovranno affrontare lo scoglio di una vera patata bollente. Perché su tutta la vicenda è stato istituito un processo che vede a vario titolo imputati la proprietà, i tre direttori dei lavori che si sono succeduti dal 2007 ad oggi, un dirigente del Comune di Vasto, il responsabile del procedimento nonché tecnico istruttore.

Per la Procura, sommariamente, esistono i presupposti, infatti, per contestare la realizzazione di un complesso immobiliare di tipo residenziale gravato da una lottizzazione abusiva con conseguente alterazione del regolare assetto del territorio, il tutto in violazione degli strumenti urbanistici vigenti, delle leggi statali e regionali e della delibera di Consiglio comunale n.33/2007, che autorizzava la realizzazione del complesso. Questioni aggravate anche dalla realizzazione dell’intervento edilizio senza il necessario nulla osta della Soprintendenza dei beni paesaggistici dal momento che, rileva la Procura, l’area è sottoposta a vincolo paesaggistico.

Su proprietà e direzione dei lavori gravano anche le accuse di aver realizzato opere in difformità rispetto al permesso di costruire (che, tra l’altro, secondo le tesi degli inquirenti è un atto illegittimo) a cominciare dagli oltre 9 mila metri cubi di volumetria in eccesso a quella assentita fino all’accorpamento alla proprietà privata del parcheggio pubblico e di un tratto di viabilità pubblica.

Senza scendere in ulteriori dettagli e per alcuni degli inquisiti, si parla dell’azzeramento del pagamento degli oneri di urbanizzazione di quasi 750 mila euro scomputati a saldo delle opere pubbliche da realizzare senza, però, che sia stata avviata la dovuta istruttoria sulla congruenza delle somme preventivabili per la realizzazione delle stesse, e si parla della resa indipendente di ben 34 sottotetti trasformati in altrettante unità immobiliari che avrebbero richiesto uno specifico permesso a costruire.

Sono solo alcuni nodi della vicenda, ma quella che doveva essere una struttura  a destinazione alberghiera le cui unità componenti andavano accatastate come D2  venivano invece accatastate come A2 (abitazioni di tipo civile) e vendute  a privati.

Alla resa dei conti si tratta, dunque, di una questione davvero spinosa sulla quale non potranno pronunciarsi almeno due consiglieri comunali, ovvero l’inquisito e il legale di uno degli acquirenti. Comunque si decida, è ovvio da pronosticare, ci si troverà di fronte a delle conseguenze pesanti perché, qualora ci si esprima in senso favorevole al cambio di destinazione della struttura, potrebbe sopraggiungere la sentenza della Giustizia in direzione contraria con tutte le conseguenze del caso; qualora ci si esprima contro si pone il Comune nella condizione di un pesante risarcimento qualora i giudici dovessero dare ragione alla società proprietaria-costruttrice, anche perché, è sempre giusto ricordarlo, si è innocenti fino a quando non viene dimostrata la colpevolezza. Così l’ipotesi più realistica è che alla fine, come già accaduto, il primo cittadino potrebbe trovarsi a fare i conti con più di un’assenza nell’Aula Vennitti e costretto a chiedere il ritiro del punto all’Ordine del giorno.

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