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Vasto, quando un sindaco non vive la città

Comune+Lapenna homeUn russo dell’epoca staliniana confessava: “Mi basta anche un fiammifero per riscaldarmi”. Era, evidentemente,  un incallito ottimista. A Vasto, e scusate il volo pindarico, è difficile anche accontentarsi di così poco. Perché neanche il poco è stato fatto. Quando un sindaco, nella conferenza stampa di fine anno, manifesta soddisfazione per come vanno le cose in città, significa che o intende prendere in giro i Vastesi (cosa che escludiamo) oppure che non vive la città. Luciano Lapenna è un genio della politica, e parlare a un genio è cosa difficile, soprattutto quando gli argomenti in sé non hanno nulla di fascinoso né di nobile. Ma un piccolo elenco delle  negatività della sua amministrazione dobbiamo pur farlo.  Iniziamo con quelle ormai annose e irrisolte legate al cimitero cittadino. E poi la  querelle, noiosa, con il Corpo dei Vigili Urbani. Le tante negatività legate alla Marina e dell’approssimazione e dei ritardi con cui si tenta  sempre di risolverle. E potremmo scrivere delle Giunte azzerate e poi riconfermate in blocco. Ma a che pro? Il nostro sindaco è ormai presidente regionale dell’Anci e in Comune, come dicono molti suoi collaboratori, ci si reca sempre meno.

Ci avviamo alla conclusione di un quinquennio amministrativo, i cui guasti ricadranno inesorabilmente, non soltanto su chi verrà, ma anche sui cittadini vastesi. Molti dei quali ricorderanno il primo cittadino  per le troppe chiacchiere. Ma siamo all’ultimo anno e il gioco delle tre tavolette sta per finire. E finisce come doveva: con la scoperta del nulla che ha caratterizzato lunghi anni di vita amministrativa. Racconta Gianni Brera che, nel suo paese, in Lombardia,  il sindaco venne esposto a capo in giù dai suoi concittadini, con mirabile fermezza, dalla più alta finestra del Municipio per cose promesse e non realizzate. L’esposizione, dice ancora Gianni Brera, durò abbastanza perché il primo cittadino capisse che doveva  cambiare atteggiamento e amministrare nell’interesse del bene comune. E non venne lasciato cadere, e se la cavò con la sola scucitura del bavero. Sindaco, i Vastesi non riescono più a frenare la propria avversione ai tanti privilegi e alle molte inefficienze che hanno caratterizzato i suoi anni di sindacato. Ed hanno il forte sospetto che Lei rivolga loro mille e un elogio gratuito soltanto per gabbarli. Ma Lei non può neanche accusare altri di queste promesse non mantenute, non può  mettere alla gogna gli assessori, perché l’alchimista  è stato lei! E si ricordi: benchè molto più pazienti dei lombardi, anche i Vastesi posseggono finestre!

A.D.V.

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