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Copagri chiede alla Regione il prolungamento della stagione della caccia al cinghiale

cinghiali_1Quando ormai siamo agli sgoccioli della stagione venatoria torna al centro del dibattito politico la questione della gestione della popolazione di cinghiali insistenti sul territorio teatino. In particolare, come fisiologico, si è avuto in queste settimane una decisa diminuzione dei capi, ma il fermo della caccia e la capacità riproduttiva della tipologia di suini selvatici potrebbero presto riportare la situazione a livelli di criticità, almeno secondo le ipotesi della organizzazione professionale Copagri.

Infatti, essa, il 1 ottobre di quest’anno, ha avanzato la formale richiesta all’assessorato regionale di prevedere un prolungamento del periodo della caccia al cinghiale nella stagione venatoria corrente in ragione della successiva impossibilità ad intervenire se non con mezzi e metodi straordinari e controllati (selecontrollo) che  richiedono tempi e procedure lunghe e complesse.

Non abbiamo ottenuto alcuna risposta e il silenzio così a lungo tenuto, manifesta, a nostro avviso, una risposta negativa”.

Ed allora Copagri torna a formulare al medesima richiesta all’assessore regionale all’Agricoltura ed alla Caccia, Pesca e Foreste, Dino Pepe, e a tutti i Presidenti degli A.T.C.  della regione Abruzzo.

E lo fa alla luce anche delle “segnalazioni dall’intera regione Abruzzo che il numero della popolazione di cinghiali presenti sul territorio è ancora troppo alto, i danni che potrebbero arrecare alle colture agricole notevoli così come il pericolo per l’incolumità delle persone”.

“Noi chiediamo insistentemente di prevedere un prolungamento della stagione venatoria – dice ancora Copagri – che non significa l’eradicazione della specie cinghiale ma contribuire fattivamente al contenimento numerico.

I signori Presidenti degli Ambiti Territoriali di Caccia potrebbero assecondare e sostenere la presente richiesta  fornendo dati all’assessorato sia sugli abbattimenti totali sinora effettuati che su una stima più netta e precisa del numero di cinghiali presenti nel territorio di competenza così da offrire dati ed elementi più chiari e precisi all’azione di monitoraggio”.

Non solo prolungamento della caccia, però, perché l’organizzazione professionale reitera anche “la richiesta all’assessorato di prevedere l’attivazione di un tavolo tecnico ed istituzionale per la verifica di abbattimenti mirati e selettivi all’interno delle aree di riserva e protette attualmente vietate alla caccia ma dove allignano indisturbati numerose mandrie di cinghiali talvolta facili prede di quella di frodo che, purtroppo, non si ferma mai”.

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